In tutto il mondo le tracce dei giganti - Tiscali Cultura

2022-08-26 08:36:37 By : Mr. Wenjie Wang

In tutto il mondo si parla del ritrovamento di scheletri enormi, di teschi grandi il doppio di quelli di un uomo normale e di femori smisurati. In pratica dei resti dei giganti. Notizie infondate o verità scomoda? Diciamo subito che il mistero resta, ma ci sono alcune considerazioni che rendono l’argomento intrigante.

In primo luogo di giganti parlano i testi sacri di molte antiche culture, compresa la Bibbia, seminando interrogativi sulle origini ancestrali del genere umano e sulle sue vicende.

Nella Genesi (6:1-4) si legge che “quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte… In quel tempo c’erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi". Secondo una versione imperante questi giganti sarebbero i Nephilim.

Per taluni studiosi come Zecharia Sitchin, esperto di storia sumera e scrittura cuneiforme, Nephilim deriverebbe dalla radice Naphal ovvero cadere, per cui i Nephilim sarebbero coloro che caddero o discesero dall’alto. Una versione ovviamente avversata dagli studiosi canonici. Su tale conclusione concorda invece il traduttore ed esegeta biblico Mauro Biglino, per il quale “la radice ebraica del verbo nafàl, da cui deriva il termine Nefilim, indica cadere, scendere, venire giù. Quindi il versetto citato potrebbe essere più correttamente tradotto: in quel tempo sulla Terra c’erano quelli che erano venuti giù.

I figli di Dio non sarebbero altri, dunque, che i figli degli Elohim dell'Antico testamento o degli Anunnaki cari ai sumeri. E i Nephilim, sarebbero i giganti – appunto - presenti sulla terra al tempo dei fatti citati nel verso biblico e in altri antichi testi.

Di giganti parla anche il libro ebraico dei giubilei (5,1) e lo stesso fa l’apocrifo Libro di Enoch (Libro dei vigilanti). Senza contare il testo, anch’esso non accettato dalla Chiesa, rinvenuto tra i manoscritti di Qumran e denominato, non a caso, Libro dei giganti.

La Bibbia riporta come gli israeliti fossero terrorizzati dall’idea di combattere contro tali colossi che dormivano in letti di 4 metri. Nel Libro dei numeri (cap 13) si legge di quando Mosè mandò 12 esploratori in terra di Canaan e questi tornarono raccontando di aver visto i giganti figli di Anak. Ci sentivamo - dissero - come locuste al loro cospetto e così dovevamo sembrare loro.

Il Libro II di Samuele, capitolo 21, riferisce di una battaglia a Gat, dove c’era un uomo di grande statura, che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita. E ancora di giganti si discorre in Deuteronomio 3,3/11. Senza dimenticare ovviamente Golia, gigante ucciso da David, o  Gog e Magog citati sempre dalle sacre scritture.

Ad esseri di dimensioni mostruose fanno riferimento anche il Corano, il Mahabharata, i testi sacri thailandesi e quelli dello Sri Lanka, dando riscontro alle antiche scritture e raffigurazioni sumere (vedi Epopea di Gilgameš) ed egizie.

Ma tantissime culture antiche parlano di questi inquietanti personaggi. Basti pensare ai miti greci di Atlante e Prometeo o di Polifemo e i ciclopi. Oppure ai racconti di egual tenore di siriani e ittiti. Alle tavolette di Ras Sham Ra in cui si narra che il gigante Baal fu ucciso dagli invasori. Ai miti norreni sugli dei di Asgard contrapposti alla razza dei giganti. E lo stesso accade in India e Thailandia. In America basta scavare tra i miti e le leggende dei popoli nativi. Anche i Maya parlavano dei giganti, i Quinatezmin. Prima del diluvio, la Terra di Anahuac era abitata dagli Tzocuillixeco, esseri giganteschi, si legge nel Manoscritto messicano di Pedro de los Rios. E i giganti non mancano nelle tradizioni irlandesi, basche e di altre popolazioni del Vecchio Continente.

Di uomini di proporzioni straordinarie scrivono inoltre storici come Giuseppe Flavio (appartenente a una potente famiglia sacerdotale di Gerusalemme) che, nel testo Antichità giudaiche racconta la storia del suo popolo ai romani e scrive che gli angeli di Dio si unirono a donne e ne nacquero figli empi e arroganti con tutte le caratteristiche dei giganti. Sostiene che sono esistiti e combattevano contro Israele. Gli israeliti - attesta nel primo secolo dopo Cristo - mossero contro Evron, presero la città e squartarono gli abitanti. Qui era rimasta una stirpe di giganti e ancora oggi se ne mostrano le ossa che non assomigliano a nulla di conosciuto.

Lo stesso Erodoto (484 a.C. - 425 a.C)  nelle sue Storie (1-68) riporta di un fabbro che scavando un pozzo si imbatté  in una bara di sette braccia trovandovi un cadavere di oltre 3,10 metri.

In epoca a noi più prossima, lo spagnolo Hernan Cortes, sbarcato in America, apprese dai vecchi del luogo che lì un tempo esistevano uomini e donne di statura altissima e – da quanto risulta dalle cronache – gli vennero mostrate ossa gigantesche fra cui un femore alto quanto un uomo di normale statura. Una mirabilia che il conquistador spedì subito al suo re. Mentre un altro conquistador, Fernando de Alba, annotò testualmente che in Messico i resti dei giganti potevano essere trovati ovunque. Pedro Ciez de Leon parla a sua volta dei profondissimi pozzi trovati in Perù, accanto ad antiche rovine, che gli indios gli dissero essere stati scavati dai giganti. Juano Olmos invece riferì di aver scoperto misteriose tombe nella valle di Trujillo con ossa umane molto grandi. Il missionario gesuita Pablo Josè Arriaga scrisse invece di essere stato in una caverna e di aver scoperto tre scheletri giganteschi con i teschi allungati avvolti in tessuti cerimoniali. In base a tali notizie, nel 1928, Brian Forester ritrovò i famosi crani allungati nel deserto di Paracas (Perù del Sud) la cui analisi del Dna avrebbe dimostrato la mancanza di correlazione con quello umano. Ovviamente la discussione a questo proposito resta aperta.

Nella zona del Lago Titicaca si è sempre parlato dell’esistenza dei giganti che a un certo punto si sarebbero trasferiti a Sud, fino in Patagonia. Tanto che Magellano, scopritore di quella terra, li avrebbe incontrati più volte. Parlando di quegli uomini precisava: Erano così alti che le teste dei membri dell'equipaggio arrivavano a malapena alla loro cintola. Il grande navigatore aveva forse incrociato i sopravvissuti di una razza del passato poi estintasi?

Del resto in antichi templi e costruzioni del Pianeta non è difficile imbattersi in criptiche raffigurazioni di esseri molto più grandi degli umani riprodotti con loro. Un modo per immortalare qualcuno cui si voleva dare enorme rilevanza oppure, almeno in certi casi, la reale proporzione di quei personaggi?

La pretesa esistenza in passato dei giganti viene alimentata continuamente da notizie di ritrovamenti fatti in tutto il mondo, anche in tempi recenti. Uno dei più intriganti degli ultimi tempi è il ritrovamento di un dito mummificato lungo ben 38 centimetri, fotografato in Egitto dal magnate svizzero Gregor Spörri, di cui parlò anche il quotidiano tedesco Bild (Vedi la foto). Notizie straordinarie, da valutare attentamente per scacciare bufale in agguato, ma capaci di indurre chi sia avido di conoscenza a voler per lo meno approfondire.

Resti di una razza antidiluviana o addirittura aliena, come scrive qualcuno? Prove che potrebbero arricchire la storia dell’uomo? Popolareschi racconti da focolare o tracce da studiare seriamente? Quanto ci sia di vero in questi racconti diffusi a livello planetario è tutto da dimostrare, visto che i resti per lo più risultano alla fine irrintracciabili. Perché fatti sparire deliberatamente, come sostengono alcuni, tacciati subito di complottismo, che parlano di veri e propri cover-up messi in atto da governi e lobby? Occhio che il terreno si fa scivoloso.

Occorre dare atto comunque che notizie relative a tali ritrovamenti archeologici sono effettivamente comparse nel tempo sui giornali internazionali e non mancano i testimoni oculari pronti a confermare la veridicità dei fatti (chi vuole farsene un’idea può fare una ricerca su You Tube e altri social). In Sardegna, per esempio, innumerevoli persone giurano di aver visto con i loro occhi simili resti, e si tratta quasi sempre di persone attendibili.

Sarà interessante allora riepilogare alcuni dei casi più eclatanti, riportati da giornali come il New York Times,  ma anche il Sun, il New Age Magazine, Saint Paul Globe, il Popular Scienze, il London Globes o il San Antonio Express.

Il 4 maggio 1912  il New York Times dà notizia del ritrovamento, da parte di alcuni archeologi, presso il lago Delavan nel Wisconsin (Usa), di 18 scheletri umani con caratteristiche incredibili: sono enormi, il cranio allungato e gigantesco. Sepolti dentro dei tumuli antichi di migliaia di anni rappresentano una sfida alla teoria dell’evoluzionismo. I preziosi reperti? Spariti.

Scomparsi tra le nebbie come in altri casi. Come quando, alcuni decenni fa, il dottor Bruce Russel, medico statunitense, esplorò alcune caverne nella Valle della morte, sotto il deserto del Mojave in California, e segnalò di aver trovato alcuni scheletri altissimi. Ma non seguirono, almeno ufficialmente, opportuni interventi e tutto si arenò. Come col gigante del Kentucky rinvenuto a Dover Mound e, ancor prima, con le mummie del Nevada.

Un caso, quest’ultimo, ancora controverso. Nel 1912/1924, in una caverna di Lovelock, vennero ritrovati moltissimi reperti: ceste, vasi, strumenti, armi, ossa e delle mummie vecchie di millenni, stando all’esame al radiocarbonio. Due dei corpi in particolare pare fossero davvero strani: capelli rossi ed altezza eccezionale. Una mummia femminile sembra superasse i  due metri e una maschile i due metri e quaranta. Ma non basta: dicono ci fossero un sandalo di 38 cm, corrispondente al 54, e l’impronta di una mano grande quasi il doppio di una mano normale. Alcune ossa umane, inoltre, sarebbero risultate rotte opportunamente per poterne mangiare il midollo, cosa che farebbe pensare a pratiche cannibalesche da parte di quegli insoliti individui.

Il 25 maggio 1882 ancora il NYT parlò del ritrovamento di teschi e ossa giganti in un tumulo nella Valle del fiume rosso, vicino a Homer. Scrisse che al di sotto venne scoperta una stanza scavata nella roccia, con 4 enormi scheletri che, stando al giornale, superavano i 2 metri mentre uno arrivava addirittura a 2,5 metri.

Nel 1897 sempre il prestigioso quotidiano riportò invece la scoperta di tre tumuli a Maple Creek, in California. Sotto uno di essi pare fosse celato lo scheletro di un uomo alto almeno 3 metri. E nel 1908 scrisse che il signor Charles Clapp, responsabile di una miniera in Messico, al suo ritorno negli Usa, raccontò di aver scoperto una grotta con gli scheletri di 200 persone tutte di altezza superiore ai 2 metri e mezzo.

Il 24 gennaio del 1904 fu il Saint Paul Globe a pubblicare la notizia del dissotterramento di uno scheletro di 3,30 metri in Nevada, che un medico decretò appartenere a un uomo.

Il San Antonio Express parlò invece del ritrovamento da parte di un archeologo di un teschio grande il doppio di quello di un uomo normale, insieme ad ossa altrettanto gigantesche, vicino a Victoria nel Texas.

Nelle Americhe – d’altronde - non è raro sentire racconti di scheletri giganteschi con sei dita ed un cranio enorme. Specie tra i nativi. Nella tradizione degli Omaha, tribù pellerossa, è viva per esempio la leggenda dei Mu-a-lusha, esseri giganteschi giunti millenni prima da oltre l’Oceano pacifico. E proprio nei loro territori sarebbero stati ritrovati nel 1870 dei teschi di 60 centimetri. Come nelle isole Aleutine (Alaska) dove sarebbero venuti alla luce scheletri di proporzioni gigantesche.

Nel 1909, l’Arizona Gazette ed altri giornali riferirono della scoperta lungo il fiume Colorado. Fu l’esploratore G.E. Kincaid a parlare di una serie di caverne lunghe oltre un km e mezzo e di un ambiente con iscrizioni sconosciute, dove – sosteneva - riposavano mummie di 2,74 metri. Kincaid parlò in seguito di minacce ricevute, di prove raccolte fatte sparire e di chiusura della grotta a qualsiasi visitatore.

Il racconto sul mistero degli scheletri ha lo stesso canovaccio in ogni parte del mondo, in definitiva. Certo, la tradizione orale può aver trasformato le notizie, creato il mito. Ma non può esserci qualcosa di vero anche nel mito? Non può valer la pena di indagare?

Spostiamoci ora in Francia per parlare di un altro caso da antologia di cui si occupò nel 1892 anche il London Globes: quello del Gigante di Castelnau. La storia risale al 1890, quando Georges Vacher de Lapouge scopre tre frammenti fossili in un tumulo del neolitico. L’individuo cui appartenevano - si disse – doveva essere alto almeno 3 metri e mezzo. I resti furono studiati all'Università di Montpellier e dai professori Sabatier e Delage, docenti rispettivamente di Zoologia e Paleontologia presso l’Università. Due anni dopo i frammenti furono analizzati dal dottor Paul Louis André Kiener, docente di Anatomia Patologica presso la locale Scuola di Medicina, che li attribuì a una razza molto alta ma parlò di crescita patologica.

Va segnalato altresì che sempre a Montpellier, a 5 km da Castelnau, vennero trovate altre ossa gigantesche nel 1894 durante uno scavo in un cimitero preistorico. I giornali diedero notizia di teschi di 32 pollici di circonferenza e di altre ossa enormi. Si fece riferimento a umani di altezza media tra i 3 e i 4,5 metri ed i resti furono inviati a Parigi, all'Accademia delle scienze, per ulteriori studi.

Ma la Terra d’Oltralpe fornì ulteriori fatti alle cronache. Nel 1925, vicino a Vichy, il terreno franò sotto i piedi del signor Emile Frendin rivelando una tomba con ossa insolite. Pare che un omero fosse alto quanto una persona, e un cranio sarebbe stato il doppio di quello di un uomo normale. L’esperto interpellato confermò trattarsi di ossa umane.  

Nel sito c’erano anche 3000 oggetti incisi, vasellame, utensili, gioielli e manufatti in osso. L’età stimata?  Niente meno che 17.000-15.000 a.C. Questo almeno si disse. Vengono citate inoltre statue coi volti senza bocca e bracciali per polsi giganteschi.

Tornando indietro nel tempo, fino al 1577, si può citare il caso svizzero del Gigante di Lucerna, uno scheletro enorme recuperato a Willisau. Il suo esame fu affidato a un famoso anatomista di Basilea, Felix Plater. Plater attestò che si trattava senza alcun dubbio di ossa umane. Appartenevano a suo dire a un gigante alto 5,80 metri, i cui resti vennero persino esposti nel municipio.

Nelle Filippine, a Gargayan, sarebbe stato dissotterrato uno scheletro di 5,18 metri. Mentre nell’isola di Ceylon (attuale Sri Lanka) gli scheletri scoperti pare misurassero solo 4 metri. Mezzo metro in più comunque di quello trovato in Pakistan che si fermava ai 3 metri e mezzo. In Perù sarebbero stati rinvenuti spesso denti umani giganteschi, e lo stesso sarebbe avvenuto in Cina dove per la dimensione vengono chiamati denti di drago.

Più di recente una spedizione di antropologi russi si sarebbe imbattuta nella regione caucasica in scheletri alti tra i 2,8 e i 3,1 metri. Mentre in Bulgaria (nell’Odessos fondata dagli antichi greci), sarebbe stato trovato nel 2015 uno scheletro enorme, a conferma della tradizione locale che tramanda da sempre racconti sulla esistenza dei giganti.

Come avviene in Ecuador, dove circolano tante leggende su tali esseri, che in certi luoghi isolati vivrebbero addirittura ancora oggi.

Proprio nel Paese sudamericano è ambientata una delle storie più avvincenti. Gli indigeni segnalarono nel 1964 al prete cattolico padre Carlos Vaca Alvarado, in una zona remota nota come Changaiminas, ovvero Cimitero dei giganti, o degli dei, delle strane ossa. Vaca le considerò ossa umane, anche se gigantesche, e le conservò fino alla morte. Furono fatte analisi e approfondimenti e si riscontrò che potevano avere più di 10mila anni. Si disse che il gigante cui appartenevano doveva essere alto circa 7 metri. Alcuni frammenti ossei – come accaduto per molti ritrovamenti nel mondo - furono inviati anche alla Smithsonian Institution per ulteriori analisi. Degli scheletri e della loro ubicazione si occupò tra gli altri un programma televisivo ecuadoregno del famoso regista Alfonso Espinosa de los Monteros. Notizie fruibili su Internet riportano che dopo la morte di padre Vaca il suo museo venne saccheggiato.

Il Video (Intervista a padra Vaca)

L’antropologo inglese Russell Dement, nel 2013, documentò il ritrovamento nella foresta amazzonica, tra Ecuador e Perù, di alcuni scheletri giganteschi. Un cranio e una gabbia toracica fatti analizzare portarono alla esclusione assoluta di patologie della crescita.

Nel 2011 la Pravda online diede notizia del ritrovamento di resti giganteschi nella foresta Centro-Africana, vicino alla città di Kigali nel Ruanda. Mentre nel 2009, nel bacino del Kalahari, sarebbero state riportate alla luce delle asce giganti appartenute a uomini di oltre 3 metri. Ma nel Continente nero già nel 1936 due archeologi e antropologi francesi, Marcel Griaule e Jean Paul Lebeuf, pare avessero trovato degli scheletri giganteschi in Ciad.

E in Italia? I casi non mancano e sono molte le persone che affermano di aver visto coi loro occhi resti di giganti. Come accade in Sardegna. E in giro ci sarebbero anche importanti reperti. Nella  chiesetta di San Salvatore a Brescia, per esempio, delle ossa gigantesche sarebbero visibili attraverso una grata. Ma di ritrovamenti straordinari si discorre in tutto il Paese.

Del resto di tali cose si parla fin dal periodo dell’impero romano, quando sarebbe stato esposto uno scheletro umano titanico. Ed anche al tempo di Papa Eugenio II (780 – 827) ci sarebbe stata l’esposizione di un altro scheletro alto più di 3 metri.

Per quanto riguarda i secoli recenti, le cronache riportano la scoperta fatta da un certo Capitano Allen nel 1807, ad alcune miglia dal porto di Girgenti in Sicilia. In pratica uno scheletro di 11 piedi e 4 pollici (più di 3,5 metri) col cranio delle dimensioni di un secchio da 2 galloni. Si dice che il corpo stesse insieme a quelli  di altri giganti, in grandi sarcofagi di pietra sotto una miniera di zolfo.

Ma non mancano segnalazioni di scheletri ancora più maestosi. Vicino a Palermo, nel 1516, ne sarebbe stato individuato uno alto niente meno che 9 metri, mentre, sempre in Sicilia, nel 1816, ne sarebbe stato portato alla luce un altro di simile misura con il cranio come una botte. Giganti spropositati? Qualcuno parlò piuttosto di ossa di animali di gran mole. Verità assoluta? Non possiamo saperlo. Ma del resto anche la Sicilia è terra di misteri, e non per nulla si narra che i suoi primi abitanti furono proprio i giganti.

In Calabria nel 1663, a Tiriolo, in provincia di Catanzaro, sarebbe stato trovato in una tomba uno scheletro enorme, nel corso di alcuni scavi. Il medico Giovanni Battista Cappucci scrisse perfino a Marcello Malpighi, (famoso medico bolognese, docente a Pisa, Messina e Bologna) avviando una corrispondenza sull’argomento.

La regione italiana dove più è presente la tradizione dei giganti è però sicuramente la Sardegna, non tanto perché patria delle tombe dei giganti, ma perché moltissime sono le testimonianze di persone che dicono di aver visto e toccato ossa e crani giganteschi. Particolarmente famosa è da questo punto di vista la zona di Pauli Arbarei, ma racconti simili arrivano da tutta l’Isola: da  Sardara a Seui, da Ussaramanna a Terralba, da Las Plassas al Sassarese, dal Nuorese all’Ogliastra e a tanti altri luoghi della Terra dei nuraghi.

I testimoni parlano di scheletri di 4 metri e 20, 4 metri e 80 ed anche di 5 metri. Di crani che non stavano dentro un paiolo da muratore. Di femori lunghi due volte quelli di un uomo normale. Ed uno qualche domanda se la pone. Isteria collettiva, resti di grosse bestie o cosa?

Gli interessati raccontano di teschi assolutamente identificabili, di scheletri dalle fattezze umane inconfondibili e ben delineate.

“Da bambini venivamo qui a giocare con lo scheletro gigante, che era mummificato: con ossa, nervi e pelle. Afferravamo il braccio, tiravamo un nervo e gli facevamo muovere le dita della mano, il gioco durò 5 o 6 mesi - racconta Luigi Muscas, figlio di pastori, oggi scultore e autore del libro Il popolo dei giganti - Poi tutto finì perché lo presero". Una storia simile a quelle raccontate nell’Isola da tanti altri, di cui sono facilmente reperibili nomi, cognomi e parole, solo a fare una veloce ricerca in Rete.

Tutti giurano di averli visti, sostengono che erano proprio dei giganti, anche se poi non è rimasto uno straccio di reperto probante da poter analizzare. Dove sono finiti i crani giganteschi? E i femori alti come un uomo? E gli scheletri mastodontici? Semplicemente non ci sono più. La riflessione spontanea è che si possono prendere grossi granchi anche in buona fede. La cosa strana però è che tante persone che non avrebbero interesse a farlo, anzi il contrario, raccontano la stessa cosa, convintamente. Li hanno visti e maneggiati. E alcuni accennano a strane auto scure giunte puntualmente, dopo i ritrovamenti, per portar via gli scheletri. E a chi fa domande si risponde spesso di lasciar perdere, che non sono mai esistiti, oppure che si trattava di ossa di grossi animali. Ma se è così, perché quelle ossa non vengono esposte e fatte analizzare? Magari solo per appagare la curiosità degli appassionati. Magari solo per mettere a tacere chi continua a parlare stoltamente di giganti e prove che qualcuno vuole occultare. Sarebbe il modo migliore per sancire la bufala di livello collettivo e mettere gli animi in pace.

Altrimenti in ogni parte del mondo è inevitabile resti il dubbio su una realtà ancora da scoprire. Un gigantesco punto interrogativo su un possibile passato misterioso e nascosto. Forse su un tassello della vera storia dell’uomo. Continuerà ad aleggiare l’eco di una straordinaria civiltà perduta, di una verità negata. E ci sarà sempre, di conseguenza, chi continuerà a cercare e porsi domande. A tramandare segreti. Soprattutto in luoghi arcaici e intrisi di magia e mistero come ce ne sono tanti sulla Terra. Come in Sardegna. Perché secondo i vecchi saggi, gli scheletri giganti sepolti e da liberare sono innumerevoli sotto templi antichi, costruzioni ataviche, suoli sacri o tombe millenarie. Di ciò è sicuro l’ex pastore divenuto artista, che non ha mai scordato certe rassicuranti parole. A 10 anni, quando entrò in un anfratto per ripararsi dal temporale, si trovò in una grotta, aguzzò la vista e lo vide: era gigantesco. Quel giorno il piccolo Luigino scappò in paese col gregge e raccontò tutto al nonno. E il nonno lo guardò, gli carezzò la testa e con sorriso  enigmatico gli sussurrò: Ora ti spiego dove sono sepolti gli altri.