Caro bollette: le imprese che chiudono perché produrre è troppo costoso | Milena Gabanelli- Corriere.it

2022-09-03 11:22:35 By : Ms. NANA WU

Il gas naturale è la materia prima che sul mercato europeo ha subito i maggiori rincari nel 2021

Il gas naturale è la materia prima che sul mercato europeo ha subito i maggiori rincari nel 2021: da 19 centesimi al metro cubo a oltre 90 (+423%). La causa è un insieme di fattori. Il primo è dovuto ad un aumento della domanda : dopo i lockdown le imprese sono ripartite tutte insieme, e degli stoccaggi europei ai minimi storici dal 2013. Secondo : minor produzione di energia eolica nel Mare del Nord perché il riscaldamento globale ha portato meno venti del solito, e nel terzo trimestre 2021 si è sfruttato solo il 14% della capacità eolica installata. Anche la Germania, che è il maggiore produttore europeo, ha registrato un calo annuo del 16%. Di conseguenza le centrali termoelettriche hanno dovuto aumentare il consumo di gas. Terzo: nel quarto trimestre del 2021 la Russia ha ridotto le forniture del 25% rispetto al 2020 , e in Italia di un ulteriore 43% tra dicembre e gennaio. Colpa delle tensioni tra Mosca, Ucraina e Nato, ma ci sono di mezzo anche le pressioni per l’apertura del Nord Stream 2. Il nuovo grande gasdotto che raggiunge direttamente la Germania saltando i Paesi dell’area ex sovietica, e non ancora in funzione perché il governo tedesco è spaccato al suo interno (i verdi non lo vogliono).

L’Italia è più penalizzata perché il 42% del consumo totale di energia è prodotto con il gas , contro il 28% del Regno Unito, il 26% della Germania (che usa molto carbone), il 23% della Spagna (che si affida di più al petrolio) e il 17% della Francia (che conta sul nucleare). Siamo indietro anche sulle rinnovabili (sole e vento), che da noi rappresentano l’11% del consumo energetico totale: meglio dell’8% in Francia, ma peggio del 18% della Germania 18%, del 17% del Regno Unito e del 15% della Spagna.

I più esposti ai rincari sono i settori energivori: acciaierie, ferriere, fonderie, vetrerie, ceramica, cemento, legno e carta . Per queste imprese l’energia pesava parecchio sui costi totali già prima degli aumenti: l’8% nella lavorazione di minerali non metalliferi (cemento, ceramica), l’11% nella metallurgia, il 14% nella chimica, il 5% nella lavorazione della carta e del legno e nella la gomma-plastica. La Btt di Brescia, che tratta acciai ad alta temperatura per renderli più resistenti, fino a settembre pagava 180 mila euro al mese di gas, a dicembre il costo è salito a 873 mila euro. La Fornace di Fosdondo che produce mattoni a Correggio, azienda rilevata nel 2016 dai suoi dipendenti che l’hanno tenuta in vita fondando una cooperativa, ha visto il costo del gas passare dai 53 mila euro di gennaio 2021 ai 161 mila di dicembre e quello dell’elettricità da 33 mila euro a 68 mila euro. Ma gli aumenti schiacciano anche negozi, centri commerciali, cinema, teatri, discoteche, lavanderie, parrucchieri, estetiste ; pesano sul turismo (alberghi, bar e ristoranti); trasporto e logistica; alimentare (pastifici, prosciuttifici, panifici, molini). Un negozio con un consumo annuo 75 mila kw ora vede crescere la bolletta elettrica da 13 mila a 19 mila all’anno e un ristorante (100 mila kw ora in un anno) passa da 19.500 a 28 mila. Per un albergo che consuma 260 mila kw ora la bolletta elettrica annuale cresce da 45 a 65 mila e quella del gas da 11 mila a 19 mila. Anche il settore alimentare è toccato: il caro-gas si riflette sul costo dei fertilizzanti (che aumentano dal 65 al 143%) e sul riscaldamento delle serre, mentre il caro-luce ha aumentato i costi di produzione degli imballaggi: dalla plastica ai vasetti in alluminio e vetro, fino al legno dei pallet per i trasporti e alla carta per le confezioni ed etichette dei prodotti.

Chi prima dell’estate scorsa possedeva un contratto a tariffa fissa si è in parte salvato, ma chi l’aveva a tariffa variabile non ha avuto scampo . La prima reazione è stata quella di limitare la produzione allo stretto necessario, rallentare nei reparti che consumano più energia, chiedere ai dipendenti di lavorare nel weekend o di notte, quando l’energia costa meno. Le aziende con i magazzini forniti hanno optato per la chiusura temporanea della produzione con la messa in cassa integrazione del personale. È successo in Sardegna, alla Portovesme Srl: ha fermato la produzione di zinco e messo 400 dipendenti in cassa integrazione. Si è fermata per 40 giorni la Fonderie Torbole spa nel bresciano: 200 lavoratori in cassa integrazione. Produzione ridotta già da fine anno, con sospensione nelle due o tre ore più costose al giorno, alla Feralpi: due acciaierie nel Bresciano, un laminatoio nel Lecchese. La Gardiplast di Scorzè, che stampa da trent’anni materie plastiche, ha deciso in accordo con i propri dipendenti, di aumentare i turni di notte e di investire in progetti a basso consumo energetico. La Cartiera del Vignaletto di Zevio, Verona, ha visto la bolletta del gas passare a 300 mila a 1,3 milioni. Dal ’66 non aveva mai messo nessuno in cassa integrazione, da fine anno però, lavora in perdita e ha preso ordini fino a febbraio, poi si vedrà. Si è fermata per sei settimane anche la produzione di ammoniaca della Yara nel polo chimico ferrarese, che ha scelto di dirottare i 140 lavoratori dell’azienda sui lavori di manutenzione, nel presidio per la sicurezza e in percorsi di formazione. Il paradosso è che molte imprese hanno registrato una quantità di ordini che non si vedeva da 10 anni, ma evadere le commesse è diventato troppo costoso .

Per mitigare gli aumenti il governo Draghi ha approvato , da luglio 2021 a gennaio, tre misure pari a 10,2 miliardi di euro : 5,4 sono andati ad abbattere gli oneri di sistema della bolletta elettrica per piccole imprese e famiglie; 2,076 a portare l’Iva al 5% sulle loro bollette del gas; 800 milioni solo sulle utenze domestiche; 1,362 di bonus gas ed elettrico per le famiglie vulnerabili; e infine 540 milioni di sgravi sulla bolletta elettrica delle grandi aziende. Una cifra significativa, ma che rappresenta appena il 10% dei costi addizionali in capo a famiglie e imprese per il 2022: secondo la Cgia di Mestre, infatti, i rincari delle bollette italiane ammonteranno a 30,8 miliardi in capo alle famiglie e 58,9 per le imprese. In Francia, per fronteggiare l’aumento dei prezzi energetici Emmanuel Macron ha imposto a Edf , la società elettrica pubblica francese, di cedere una quota ulteriore di produzione nucleare a prezzo calmierato e di differire gli aumenti delle tariffe elettriche regolate . Il governo, di suo, ha poi messo in campo un taglio alle tasse sul consumo di elettricità di 8 miliardi di euro per famiglie e piccole imprese. Senza questi interventi i prezzi sarebbero aumentati del 35% e, invece, dal 1 febbraio l’aumento è di appena il 4%.

Il primo produttore di energia elettrica del Paese è Enel, con il 16% del mercato e lo Stato come azionista di controllo. Enel ha appena comunicato di aver chiuso il 2021 con una crescita dei ricavi di 22,3 miliardi di euro: il 33,8% in più sul 2020 . Crescono anche i margini operativi lordi: da 18 a 19,2 miliardi (+6,7%). Ancora meglio va a chi produce l’energia elettrica senza l’ausilio del gas. La Borsa dell’energia elettrica infatti è regolata da un sistema che fissa i prezzi sulla base delle quotazioni del gas. Se queste aumentano, a guadagnare di più, molto di più, sono le centrali che usano un mix di carbone, gasolio, olio, idroelettrico e fotovoltaico, perché hanno costi di gran lunga inferiori rispetto a quelli degli impianti a gas. Guadagni che, però, nessuno intende ridurre per calmierare le bollette.

Confindustria chiede al governo maggiori esenzioni fiscali sulle bollette per i settori della manifattura e di separare i costi dell’elettrico da fonte rinnovabile rispetto a quello prodotto col gas. Confartigianato sollecita una distribuzione più equa degli oneri di sistema legata all’effettivo consumo di energia, limitando le agevolazioni alle sole aziende che hanno realizzato interventi di efficienza energetica. Tutti , poi, sollecitano l’aumento della produzione nazionale di gas , per essere meno taglieggiati dalle importazioni.

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