Uno studio sul vino biodinamico - Scienza in cucina - Blog - Le Scienze

2022-08-26 08:43:03 By : Mr. Andy Ouyang

Sono passati tre anni da quando su queste pagine ho iniziato a parlare dell’agricoltura biodinamica. L’abbiamo presa alla lontana, come è mio solito, parlando della visione esoterica del suo fondatore, il filosofo austriaco (che nulla sapeva di agricoltura) Rudolf Steiner. Ho descritto alcune sue prescrizioni. Ad esempio di come, per scacciare i topi, si debba catturarne uno, ma solo quando Venere è nel segno dello Scorpione. Poi scuoiarlo, bruciare la pelle e spargere le ceneri sul campo da disinfestare. Oppure di come il cornoletame, forse il preparato biodinamico più utilizzato, “funzioni” perché “La vacca ha le corna al fine di inviare dentro di sé le forze formative eterico-astrali, che, premendo verso l’interno, hanno lo scopo di penetrare direttamente nell’organo digestivo. […] Così nelle corna abbiamo qualcosa di ben adattato, per sua natura, a irradiare le proprietà vitali e astrali nella vita interiore.”.

Qualcuno se l’è presa perché ho osato prendere in giro Steiner. In realtà io non ho fatto altro che riprendere le cose che lui ha scritto. Ma è sicuramente vero che, come ricordavo nello scorso articolo, è facile prendersi gioco di quelle che sembrano farneticazioni di un pazzo sotto l’influsso di allucinogeni. La scienza però non può limitarsi al giudizio severo o alla semplice derisione della descrizione del presunto meccanismo di funzionamento di queste pratiche.

Gli effetti dei preparati e dei processi biologici dell’agricoltura biodinamica non possono essere esclusi a priori, anche se le concentrazioni sono molto basse. In altre parole la descrizione del presunto meccanismo fornita dai seguaci della biodinamica, con le corna e l’energia astrale, è completamente priva di senso, e tuttavia i procedimenti potrebbero avere un qualche effetto misurabile in base a meccanismi di altro tipo. Le prime spiegazioni delle maree erano campate per aria, ma le maree sono un effetto reale. Ci si deve quindi chiedere serenamente se l’uso dei preparati biodinamici apporti benefici misurabili rispetto a una coltivazione biologica convenzionale. Varrà la pena di interrare il corno di vacca primipara? Vediamo quello che ho scoperto e raccontato nel libro Le bugie nel carrello.

Una domanda interessante è come mai l’agricoltura biodinamica stia prendendo piede quasi solo nella produzione di vino, un ambito di cui Steiner non si è mai occupato nelle sue conferenze. Si sente parlare sempre più spesso di «vini biodinamici» o di «vini prodotti con uve provenienti da agricoltura biodinamica», e quasi mai di pomodori o lattuga ottenuti con lo stesso metodo. Sì certo, in qualche mercatino si trovano ma hanno un peso insignificante e soprattutto non “fanno tendenza” come è invece il caso del “vino biodinamico”. Sul perché posso solo fare supposizioni. Prima di tutto il vino è molto più costoso dell’ortofrutta. I margini sono maggiori sia per le aziende produttrici sia per i rivenditori (enoteche e ristoranti possono avere un ricarico dal 50 al 100 per cento o più). Se almeno una fetta di consumatori gradisce il prodotto, diventa relativamente semplice assorbire il costo e l’impegno maggiore in vigna che le pratiche biodinamiche richiedono. In più, c’è forse da considerare che, nella storia dell’umanità, il vino ha sempre avuto forti connotazioni simboliche e spirituali. Basti pensare al rito della messa, in cui diventa «sangue di Cristo». Le visioni di Steiner di forze cosmiche, corpi astrali, spiriti, energie vitali, risonanze celesti ed equilibri naturali, del tutto prive di senso dal punto di vista scientifico, trovano terreno fertile più nel vino che nel pomodoro.

Nel marketing del vino, specialmente di fascia alta, l’immagine e le suggestioni svolgono un ruolo fondamentale. Non si vende soltanto una bevanda alcolica a base di uva, ma anche un prodotto corredato di storie, emozioni, ricordi, territori e discorsi onirici. Tutto ciò mal si concilia con la fredda razionalità dei dati scientifici. L’interesse per pratiche che a volte sconfinano nella ritualità magica (come interpretare altrimenti il gesto di seppellire un corno di vacca?) è forse solo una manifestazione delle istanze irrazionali e antiscientifiche purtroppo diffuse anche nei circoli intellettuali che si autodefiniscono progressisti. Molte persone, anche fra i miei amici, credono a non meglio identificate «energie», ai chakra, allo «spirito dell’universo», alle «vibrazioni» e a molti altri fattori tanto evocativi e immaginifici quanto fumosi. E in fondo la biodinamica ben si adatta al fideismo neopagano che chiama «madre» la natura e si affida alla sua benevolenza usando il termine «naturale» come sinonimo di buono e salutare. Le «forze vitali» di cui parla Steiner non sono definite in alcun modo, non si possono misurare e non è chiaro quali effetti possano manifestare

La letteratura scientifica antecedente al 2005 non riporta studi rigorosi di confronto tra biodinamica e agricoltura biologica, ma soltanto articoli che, non avendo subito il normale processo di peer review (valutazione tra pari), hanno scarsissimo valore dal punto di vista scientifico.[i] Sono stati invece pubblicati studi che confrontano le coltivazioni biodinamiche con quelle convenzionali, riscontrando un suolo più ricco di microrganismi, di materia organica e di vermi. Ciò non stupisce perché, come detto, le pratiche biodinamiche sono le stesse dell’agricoltura biologica, con l’aggiunta dei preparati. Per capire se il loro utilizzo (ed eventualmente il calendario astrologico delle semine) comporti una qualche differenza rispetto alle pratiche dell’agricoltura biologica non è corretto usare come termine di confronto un campo coltivato in modo convenzionale: bisogna  studiare due campi di colture biologiche che differiscano fra loro soltanto per l’utilizzo dei preparati biodinamici. Solo così si può capire se possano avere un qualche effetto.

Uno studio molto spesso citato dai seguaci della biodinamica è un articolo pubblicato nel 2002 sulla prestigiosa rivista «Science» da un gruppo di ricercatori svizzeri che hanno studiato per ventuno anni gli effetti della biodinamica, dell’agricoltura biologica e di quella convenzionale sulle coltivazioni.[ii] Nonostante la pubblicità ricevuta, quel confronto tra la biodinamica e l’agricoltura biologica non è rigoroso. Leggendo l’articolo si scopre infatti che i due tipi di coltivazioni hanno ricevuto trattamenti diversi, oltre all’utilizzo dei preparati biodinamici, e quindi non è possibile attribuire ai preparati biodinamici le differenze rilevate tra i due metodi di coltivazione.

Altri studi citati dai fautori della biodinamica dimostrerebbero che il concime addizionato con il cornoletame ha una composizione chimica diversa da quello non trattato, il che non stupisce, visto che i due concimi contengono componenti diversi. Non è però chiaro, e le pubblicazioni non lo dicono, perché l’uno dovrebbe essere migliore dell’altro. Un articolo di confronto sul suolo fertilizzato usando sia compost biodinamico sia non trattato conclude che «non sono state trovate differenze tra il suolo fertilizzato con compost e preparati biodinamici rispetto a quello dove i preparati non sono stati utilizzati». [iii]

Uno studio sulle uve biodinamiche

Nel 2005 il gruppo di John Reganold, professore di agroecologia e agricoltura sostenibile alla Washington State University di Pullman negli Stati Uniti e molto interessato alla biodinamica, pubblica il primo studio di confronto scientificamente accettabile sull’uso dei preparati biodinamici nella coltivazione dell’uva da vino. [iv]

Dato l’interesse recente per la biodinamica, e poiché sulle riviste peer reviewed non è mai stata pubblicata alcuna ricerca che confronti l’agricoltura biodinamica con quella biologica applicata alla viticoltura, nel 1996 abbiamo iniziato uno studio a lungo termine, replicato più volte, confrontando uva biologica e biodinamica in una vigna commerciale certificata biodinamica della contea di Mendocino [in California, nda]. Il nostro obiettivo era determinare se fosse possibile misurare un qualche cambiamento nel suolo e nella qualità delle uve come risultato dei preparati biodinamici.

L’esperimento, durato dal fino al 2003, ha riguardato 4,9 ettari di viti di Merlot. Su tutta la superficie  sono state utilizzate le stesse pratiche di agricoltura biologica, applicando su metà dell’area i preparati spray 500 e 501,  e dal 502 al 507, aggiunti al compost. Solo in questo modo i ricercatori potevano determinare se l’uso dei preparati biodinamici comportasse variazioni nel suolo o nell'uva. Il suolo è stato analizzato per vari anni di seguito, indagando sia la sua composizione chimica (materia organica, pH, nitrati, fosforo ecc.) sia la sua attività biologica (numero di vermi, attività batterica ecc.). Scrivono i ricercatori:

In relazione ai vari parametri chimici, fisici o biologici investigati non è stata trovata nessuna differenza significativa tra gli appezzamenti trattati in modo biodinamico e quelli non trattati. Inoltre, non sono state riscontrate differenze nelle più sensibili misure di attività microbica.

Questo risultato conferma i risultati ottenuti dagli stessi ricercatori in uno studio precedente.[v] Anche il numero di vermi presenti nel suolo per metro quadro (nei primi 20 cm di profondità), pur variando da appezzamento ad appezzamento, non ha mostrato differenze significative.

Passando alle viti, l’uso dei diversi trattamenti non ha prodotto differenze significative nell’analisi delle foglie, nella resa, nel numero di grappoli, nel peso dei grappoli e in quello degli acini. L’analisi chimica dell’uva non ha rivelato variazioni statisticamente significative. Attenzione che il termine “significativo” ha un significato tecnico ben preciso e non è un sinonimo, come spesso nel linguaggio comune, di “importante” o “grande”. Una differenza "statisticamente significativa" può benissimo essere insignificante nella pratica. Vedi la nota. Tornando all'uva, l’unica differenza riscontrata, solo per i campioni del 2003, è un piccolo aumento del contenuto zuccherino misurato in gradi Brix (+1,3 per cento), dei polifenoli (+2,6) e delle antocianine (+5). I ricercatori concludono che, «sulla base dei dati relativi alla composizione dell’uva, ci sono poche evidenze che i preparati biodinamici contribuiscano alla qualità dell'uva. Le differenze osservate erano piccole e di dubbia utilità pratica».

Aggiungerei che, se quelle piccole differenze si sono manifestate solo nel 2003, si  può sospettare che in uno dei campi sia successo qualcosa di imprevisto, slegato dalle procedure biodinamiche, oppure che si tratti di semplici fluttuazioni statistiche. Supponiamo di prendere 20 campi coltivati in modo biologico e di distribuire su 10 di questi i preparati biodinamici. Per effetto delle pura variabilità statistica, dobbiamo aspettarci che circa 5 campi trattati in modo biodinamico abbiano parametri leggermente migliori dei 5 campi di confronto. E questo senza che vi sia una motivazione reale, solo per effetto del caso.

L’esperimento descritto sopra è proseguito dal 2001 al 2004 con la vinificazione,[vi] allo scopo di verificare se esistessero differenze sensoriali percettibili tra il vino da uve biodinamiche e quello da uve biologiche. I grappoli sono stati raccolti a mano e per tutti i lotti il vino è stato prodotto seguendo lo stesso protocollo. Per evitare che il sapore fosse alterato da aromi estranei non sono state utilizzate botti di legno. Un gruppo di assaggiatori ha eseguito in cieco una serie di confronti sensoriali sui vari vini.[vii] Inizialmente è stato somministrato il classico test triangolare: si presentano all'assaggiatore tre campioni, tutti della stessa annata, due dei quali sono identici, e gli si chiede di scoprire l’«intruso». Nell'esperimento in questione, ai partecipanti potevano capitare due campioni di vino biodinamico e uno di vino biologico, o viceversa, in modo casuale. I risultati hanno rivelato che in nessuna delle annate, dal 2001 al 2004, sono state riscontrate differenze significative tra il vino biodinamico e quello di controllo (p < 0,05).[viii]

Per le annate 2003 e 2004 è stato condotto anche un confronto guidato da una serie di descrittori, sempre con gli assaggiatori all’oscuro di quanto stavano assaggiando. I partecipanti dovevano valutare vari aspetti del sapore, del gusto e dell’aroma di ogni coppia di bicchieri somministrata. Il vino biodinamico del 2003 è risultato possedere aromi di terra più forti e sapore più amaro del corrispondente vino biologico, mentre il contrario è avvenuto nel 2004. Esaminando l’apprezzamento globale, solamente l’annata del 2003 ha mostrato una differenza (p < 0,1),[ix] in quanto gli assaggiatori hanno preferito il vino da uve biologiche rispetto a quello biodinamico (30 contro 18). Il vino del 2004, su cui qualche assaggiatore ha riscontrato differenze tra biodinamico e biologico, non ha invece suscitato preferenze significative.

Ricapitolando, con il test triangolare non sono emerse differenze sensoriali rilevanti fra il vino biologico e quello biodinamico della stessa annata. Solo il vino del 2003, quello per cui le uve biodinamiche erano risultate un po’ più ricche di polifenoli (ricordate?), qualche assaggiatore ha riscontrato una differenza. Ironicamente però la maggior parte degli assaggiatori hanno preferito il vino biologico a quello biodinamico.

E quindi? Come mai alcuni giurano e spergiurano che il loro vino biodinamico è buonissimo e si organizzano persino fiere dedicate come se fosse una categoria a parte? Ci torniamo su la prossima volta

P.S. Domani 18 Febbraio alle ore 18:45 saro' a Padova: Aula I - Dipartimento di Chimica - via Marzolo, 1

 http://www.unipd.it/ilbo/content/fame-ch...

[ii] Mäder, Paul, Andreas Fliessbach, David Dubois, Lucie Gunst, Padruot Fried, and Urs Niggli. "Soil fertility and biodiversity in organic farming." Science 296, no. 5573 (2002): 1694-1697.

[iii] Carpenter-Boggs, Lynne, Ann C. Kennedy, and John P. Reganold. "Organic and biodynamic management effects on soil biology." Soil Science Society of America Journal 64, no. 5 (2000): 1651-1659.

[iv] Reeve, Jennifer R., Lynne Carpenter-Boggs, John P. Reganold, Alan L. York, Glenn McGourty, and Leo P. McCloskey. "Soil and winegrape quality in biodynamically and organically managed vineyards." American journal of enology and viticulture 56, no. 4 (2005): 367-376.

[v] Rif iii "Organic and biodynamic management effects on soil biology."

[vi] Ross, Carolyn F., Karen M. Weller, Robert B. Blue, and John P. Reganold. "Difference Testing of Merlot Produced from Biodynamically and Organically Grown Wine Grapes." Journal of Wine Research 20, no. 2 (2009): 85-94.

[vii] Gli assaggiatori erano 48 per gli anni 2001 e 2002, e 72 per gli anni 2003 e 2004.

[viii] Il valore p < 0,05 significa che c’è il 95 per cento di probabilità che i risultati non siano dovuti al caso. O se preferite che ci sia il 5 per cento di probabilità che i risultati siano solo frutto di una variabilità casuale. Quando si esegue una analisi statistica, ci si deve sempre chiedere qual è la probabilità che il risultato sia dovuto completamente al caso e non ad un effetto reale. Ecco perché quando si eseguono molti confronti statistici la probabilità che qualcuno di questi dia, per ragioni completamente casuali, un risultato positivo è alta. È necessario quindi procedere sempre con cautela e aumentare la soglia di significatività riducendo quindi la possibilità che i risultati siano dovuti al caso.

[ix] Con p = 0,1 si ammette la possibilità, pari al 10 per cento, che il risultato sia dovuto completamente al caso e non ad una reale differenza tra le qualità del vino. Per avere dei risultati statisticamente più robusti si preferisce usare dei valori più piccoli di p. Con p = 0,01 la probabilità di un errore dovuto al caso sarebbe solo dell’1 per cento, ma analizzando i risultati dell’assaggio dei vini con questo valore di p i due vini risultano indistinguibili.

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il fatto è che la gente cerca disperatamente qualcosa di rassicurante e unico con cui illudersi.una volta era solo la religione oggi abbondano le fedi alternative.sia nel trovare un bene assoluto(ex il bio)sia il male assoluto(ex gli ogm).anche perchè ragionare in modo realista è faticoso e ti lascia pieno di dubbi.quindi ben pochi seguono tale via...basta vedere in giro quante boiate pazzesche vanno alla grande...

Salve Dario, l'affermazione "come mai l’agricoltura biodinamica stia prendendo piede quasi solo nella produzione di vino" ha una base scientifica che la supporta? Io, da piccolo consumatore di biologico e biodinamico, ho un'altra stima sulla produzione dei prodotti biodinamici.

Link per l'accesso gratuito alla pubblicazione dei ricercatori svizzeri del FiBL, pubblicata su Science:

http://www.eve.ucdavis.edu/catoft/eve101/Protected/PDF/lit/Mader%20et%20al.%202002.pdf

e ad una brochure riportante un ampia ed accurata descrizione dell'esperimento in questione, definito "DOK trial"

https://www.fibl.org/fileadmin/documents/shop/1090-doc.pdf

beh, gia' il biologico rappresenta se non ricordo male lo 0.3% dei consumi alimentari italiani, il biodinamico e' una frazione infinitesima. Ma se vai in una enoteca non avrai difficolta' a trovare molte bottiglie di quel tipo, tanto e' vero che ci fanno delle fiere apposite addirittura, e alcuni produttori importanti mondiali si sono convertiti al biodinamico. Quindi numeri precisi non credo che esistano, ma che il fenomeno biodyn riguardi soprattutto il vino non mi sembra una esagerazione

Il consumatore di prodotti biologici vuole sentirsi dire che i cibi che compra sono i migliori. Il consumatore di prodotti biodinamici vuole sentirsi dire che il cibo biodinamico che compra è insuperabile. Non c'è una vera e propria ricerca della verità, spesso. Le persone vogliono sentirsi dire solo ciò che preferiscono e poco importa se la verità risiede altrove. Scusate la tremenda generalizzazione, ma credo sia un comportamento umano molto frequente.

Aggiungo inoltre che tutto quello che afferma del marketing del vino, tra l'altro, è assolutamente condivisibile poiché per primo ha mietuto il sottoscritto come vittima.

Interessantissimo articolo. Saluti a tutti

A me sembra davvero che uno studio del genere sia fatto solo per rubare i soldi alla vera ricerca. Lo scandalo non sta nei risultati, ma nel fatto di avere cercato questi risultati direi proprio banali e scontati.

E la cosa bella è che tutto questo non è servito a nulla, nemmeno a dimostrare che i vini biodinamici siano migliori o peggiori degli altri. Perché se lo sono (quando lo sono) il motivo è da ricercare altrove, non ovviamente nei preparati biodinamici.

tieni presente emanuele che il tizio e' pure consulente per aziende biodinamiche, e la coautrice e' una che "ci crede". puo' essere che abbiano iniziato lo studio cercando di dimostrare che i preparati avessero un effetto, e quando non hanno trovato effetti da buoni scienziati hanno comunque pubblicato lo studio in negativo (tra parentesi, ci sarebbe bisogno piu' spesso di pubblicare risultati negativi in molti campi)

Che Bacco condanni in eterno tutti costoro a bere solo acqua. Inquinata, preferirei.

In Italia, secondo i dati della Demeter, gli ettari coltivati a biodinamico sono 9.000. Rapportati all'agricoltura bio che dichiara oltre 1.000.000 di ettari è una percentuale irrisoria. Trattasi di minoranza rumorosa. Bisogna poi ricordarsi che una sola azienda, quella della Signora Crespi, è di ha. 650. http://www.demeter.net/statistics

Ci aggiungerei che la Signora Crespi non ha bisogno di vivere con i suoi 650 ettari, mentre l'agricoltore medio italiano deve vivere su 8 ettari. Molto comodo al bue dare del cornuto all'asino!

Gino nessuno t'impedisce di mangiare biodinamico, ma la logi impedisce che si legiferi a scapito del produrre quantità di cibo adeguate a sfamare chi ha fame e laddove questi abitano. .

Curioso come ogni 'tecnologia naturale' prima o poi tiri irresistibilmente verso il soprannaturale

Bio bio bio, cheppalle. Manco sapessero che significa

Io ho sempre apprezzato articoli di cosidetto "fact-checking", specie sulle bufale tecnico/scientifiche che sono diffusissime. Basti pensare alla strada fatta dalle bufale sull'11/9... Detto questo, che il biodinamico non possa avere alcun effetto misurabile è intuibile. Così come è intuibile che una pianta di pomodoro bio o non bio produrrà frutti con le stesse percentuali di elementi nutritivi. E' stato giusto dimostrare l'insensatezza di affermazioni antiscientifiche per carità.

Ma a questo punto accanirsi contro il mondo del "biologico frikkettone" ha poco senso. A me piace la scienza se fa scoprire cose nuove, e che metta in risalto le caratteristiche (magari le storture) di un sistema. Se ci si riduce ad una continua litigata con sempre i soliti minorati mentali ci manteniamo in una battaglia di retroguardia. In cui abbiamo giocoforza ragione e vinciamo facile, ma non contribuiamo più di tanto alla comprensione dell'esistente.

Vedi qui non si tiene conto di un equivoco di fondo che deriva dal conoscere o meno la fisiologia delle piante..

Se io coltivo bio e ancora peggio se biodinamico rispetto al convenzionale su un terreno definibile agrario e non anomalo è logico che ambedue i prodotti ricavati, che siano semi o che siano frutti, non differiscano nelle percentuali di elementi nutritivi , in quanto la pianta li deve produrre per se stessa e per una finalità che è diversa da quello che vogliamo noi, vale a dire preservare la specie ed a questo la pianta non rinuncia mai.

Dove sta la differenza? Sta nel fatto che se la pianta ha poche sostanze nutritive a disposizione per fare semi e frutti, limita il numero di questi ma mai la qualità (torno a ripetere qualità sua e non nostra). Altra cosa che non fa è quella che se non ha elementi nutritivi a sufficienza non soddisfa neppure le nostre esigenze tecnologiche. Un esempio lo troviamo nel frumento dove le esigenze tecnologiche hanno imposto che i frumenti abbiano un certo tasso proteico e loro lo danno solo se noi gli forniamo più azoto di quello che vi è nel terreno, non solo ma lo fanno solo anche se hai modificato con la selezione il loro metabolismo. Infatti se tu dai molto azoto ad una varietà antica di frumento questa si alletta solo, ma non crea più proteine, appunto perchè il suo metabolismo è tarato diversamente.

Come sempre grazie Bressanini, non sapevo di questo studio, mi v iene da dire "finalmente uno studio serio", ma finalmente che, se è del 2005 ? Ringraziamo anche gli autori dello studio, soprattutto in quanto "credenti e praticanti": publication bias e conflitti di interessi non li hanno deviati, a quanto pare.

Questo è il testo di un articolo scritto per una rivista che me l'ha commissionato.

La moda del vino biodinamico

Siamo in periodo di vinificazione, quindi il sapere come si fanno i vini particolari che sono venduti può essere un modo per rendersi conto di come si vive l’agricoltura, anche perché vi è la presunzione che come abbiamo coltivato le nostre terre fino ad ora siano modi non più accettabili, anzi se ne vorrebbe l’abolizione. In agricoltura le minoranze vogliono essere maggioranza e dettare i comportamenti. Strano mondo moderno!

Una premessa però è opportuna, come chiunque può coltivare la sua terra come crede, ma non pretendere che anche tutti gli altri si adeguino a questa forma fideistica di interpretare l’agricoltura, così è giusto che il consumatore sia libero di destinare i suoi quattrini all’acquisto di prodotti a cui assegna soggettivamente un plus valore. La cosa che qui si vuol fare è informare se il produrre biodinamico ha basi scientifiche e se la ricerca del “supernaturale” possa essere effettivamente soddisfatta senza ricorrere alla superstizione o alla creduloneria.

Ormai vi sono non pochi produttori vinicoli che si sono votati a questo tipo di produzione e sulle etichette delle bottiglie si legge ben evidente la scritta “vino biodinamico”, anzi se ne vanta una certificazione di un organismo appositamente creato e conosciuto come certificazione “Demeter”, che va oltre la certificazione biologica, ma che non è sicuramente una onlus http://www.demeter.it/images/stories/allegati/modulistica/soci/pdf/sistema%20tariffario%20demeter%20in%20vigore%20come%20deliberato%20dalla%20assemblea%20dei%20soci%20del%2014.06.2009%20agg%202011.pdf. Waldin nel 2004 ha scritto che più del 10% della produzione biologica è divenuta biodinamica. Si sono votate al biodinamico cantine con grandi nomi come i francesi Zind-Humbrecht, Domaine Leroy, Coulée de Serrant, Château La Tour Figeac, Domaine Huët et Chapoutier, i californiani Benziger et Fetzer e anche italiani. Anzi critici influenti nel determinare orientamenti di mercato dei migliori vini, come l’americano Robert Parker, non mancano di portare in palmo di mano il vino biodinamico e guarda caso hanno dichiarato che nelle loro vigne americane dell’Oregon seguono “gli scritti astrologici e omeopatici del famoso professore tedesco Rudolf Steiner”.

Dunque si tratta innanzitutto di un metodo biologico, ma in più tiene conto dei cicli della luna, la posizione relativa delle costellazioni zodiacali e il tutto è corredato da applicazioni di “preparazioni” omeopatiche ed esoteriche sui suoli della vigna ed i cui metodi hanno un sottofondo cosmogonico complesso che avvicina il tutto a un movimento mistico.

Il Dr. Steiner (1861-1924) non ha fatto studi agronomici, si è laureato in filosofia e da pensatore ha deciso che la nuova agricoltura che si affacciava, quella che ricorreva agli ausili chimici per produrre di più, avrebbe degradato la qualità del cibo e quindi s’incaricò: “di sensibilizzare gli agricoltori sull’influenza delle forze cosmiche e terrestri sulla vita organica della terra” e di suggerire preparazioni che: “ Stimolerebbero la vitalità ed armonizzerebbero i processi nel suolo” (Kirchmann, 1994)". E’ evidente che in periodo di fame atavica insoddisfatta, pochi lo ascoltarono, ma in una società edonistica come la nostra, dove il problema non è più la quantità, ma la qualità del cibo, il consumatore è andato alla ricerca di nuovi valori da dare al cibo stesso e che esulavano dal mero nutrimento per raggiungere obiettivi salutistici, ambientalistici e di corroborante etico. Esistono, infatti, numerosi siti internet e scritti molto poco scientifici a proposito del biodinamico e che spiegano la scuola sviluppata da Steiner e conosciuta come “antroposofica”. Tuttavia l’analisi dei non molti lavori vertenti sui metodi biodinamici hanno dimostrato che la loro scientificità lasciava molto a desiderare. Come ogni forma di misticismo anche la biodinamica ha bisogno di segni concreti e materiali, ecco quindi le otto preparazioni che sono alla base dell’agricoltura di Steiner. Esse sono numerate dal 500 al 507. La 500 e la 501 consistono nel riempire delle corna di vacca con escrementi della stessa (la 500) e con polvere di quarzo (la 501) e sotterrarli molto prima dell’uso. Tutte questa massa di corna verranno poi riprese, distribuite agli agricoltori biodinamici dietro compenso, svuotate del contenuto e diluito oltremisura con acqua calda per fare aspersioni sul terreno da coltivare biodinamicamente.

Anche i viticoltori che vorranno produrre vino biodinamico riceveranno queste corna che fungeranno da mediatrici cosmiche. Vi chiederete perché proprio delle corna di vacca? Solo queste riescono a fare da “antenne” per ricevere le influenze cosmiche che poi si trasmettono al contenuto; con lo spargimento o risepoltura suddetti, il terreno si “rivitalizzera” e il prodotto-vino potrà ricevere la certificazione a pagamento di biodinamico. Le preparazioni dal 502 al 507, invece, sono basate su estratti di particolari piante inserite assieme a torba e letame in parti anatomiche di animali (crani, peritonei, e intestini) che dopo maturazione verranno distribuite in quantità omeopatiche sui campi, ma, “dinamizzate dall’acqua”, trasmetteranno ai raccolti le forze cosmiche e terrestri che hanno captato e da questi potranno passare nei cibi di cui i “credenti” si nutrono.

Steiner stesso volle rintuzzare subito chi pretendeva una dimostrazione scientifica del suo teorizzare dicendo che erano il frutto di una chiaroveggenza e quindi “vere e corrette in sé”. Bisognava solo crederlo! Da qui il passo è stato breve perché i posteri potessero costruirvi sopra collegamenti con l’astrologia o addirittura delle “visualizzazioni” della qualità nutrizionale degli alimenti ricavati, che seppur basati su sistemi analitici riconosciuti scientificamente validi, come la cromatografia, si pretende che dimostrino le forze vitali “eteriche” delle piate attraverso denominazioni come la “cristallizzazione sensibile” o “dinamolisi capillare” che hanno a che fare non più con la scienza ma con la pseudo-scienza.

Ci si può chiedere a chiusura, ma perché proprio il vino, con i tanti altri prodotti che l’agricoltura fornisce? La risposta sta nei prezzi che si è disposti a pagare la bottiglia di vino rinomato e quindi nella possibilità poterli aumentare ulteriormente. Pertanto non è qui in discussione la qualità dei vini biologici e biodinamici in quanto questa dipende dalle capacità del produttore, ma si vuole solo dire che immaginare d’impostare un rapporto produttore cliente su astrologia, esoterismo, modi wudù o di “geo-agopuntura”, rappresenta un modo abbastanza discutibile di reinserire nella nostra società: le fattucchiere, gli stregoni ed il pensiero irrazionale. Continuiamo dunque ancora a brindare con del buon vino, ma da razionali.

Scusa, Alberto Guidorzi, ma ti sei mai fatto una statistica di quale può essere l'effetto dei tuoi leggendari post kilomettrici? Uno che decide di seguire un blog in cui ci sono post di un metro e mezzo di testo secondo te fa effetto? Ammesso che tu voglia fare effetto...

@Alberto Guidorzi I tuoi post mi piacciono lunghi così. Io sono un elettronico che non sapeva niente di agricoltura e di tutti gli annessi e connessi. Ora ne so molto di più grazie a te ed a Dario Bressanini. Ringrazio anche tutti quelli che postano "il sapere scientifico". Ringrazio anche tutti gli altri che postano delle cavolate terribili che mi fanno capire da che parte sta la verità... Per me avanti così! Cordialità a tutti.

Ci sono lettori che leggono solo l'articolo. altri che leggono solo qualche commento e quelli che si leggono tutti i commenti, lunghi o corti che siano. Ognuno sceglie

Stupendo vigneto di 15 ha in provincia di Pescara, varietà Montepulciano d'Abruzzo convertito al Biodinamico e al 3 anno di raccolto "zero spaccato" il proprietario ha venduto baracca e burattini e si è ritirato in pensione. Personalmente credo che in Biodinamico non si possa coltivare niente di niente, non solo una vigna, ma nemmeno un vaso di gerani sul balcone, per quanto riguarda "gli influssi astrali", come Agronomo, preferisco sorvolare.

Una domanda: leggo una cosa che avevo già trovato nel famoso post in cui si confrontava biologico e agricoltura tecnologica, ovvero che l'agricoltura biologica presenta campi con maggiore varietà biologica: più vermi, più piante di altra natura, più insetti.

E mi chiedo: ma è un bene in sé questa biodiversità o a un qualche riverbero sulla qualità del raccolto?

Lo chiedo perché come valore in sé la biodiversità di un campo di grano mi sembra inutile: è chiaro che, decidendo ci coltivare a grano un appezzamento, sto sacrificando la sua biodiversità, ma per questa ci sono i parchi, non i campi (che sono di fatto "fabbriche" di un prodotto solo).

Poi avrei una gentile richiesta completamente offtopic: non sono riuscito a trovare una risposta soddisfacente, smanettando su internet, su come si ottenga il concentrato dei succhi di frutta. Voglio dire: perché tolgano l'acqua al succo nel luogo di produzione della frutta, la ri-aggiungano nel luogo di confezionamento e vendano il tutto nei supermercati è chiaro (minori costi di trasporto, niente catena del freddo, ecc.)...ma come si fa a togliere l'acqua ai succhi?....mica mica li bolliscono?

"... L’esperimento, durato dal fino al 2003, ha riguardato ..." qui manca il quando e' iniziato l'esperimento

Giusto per far l'avvocato del diavolo... Visto che il vino non e' stato fatto invecchiare in botti di legno, non potrebbe essere che le caratteristiche speciali del biodinamico, non abbiano avuto moto di "esprimersi" proprio perché manca questa fase "catalizzante" ? [Premetto che ritengo che le tecniche biodinamiche siano una sciocchezza enorme eh è solo una obiezione che mi pare possa essere fatta e abbia senso.]

Non mi pongo nessuno scopo preciso, se so di avere qualcosa da dire su un argomento che rientra nelle mie conoscenze e nei miei aggiornamenti lo dico e fin quando troverò il piacere farlo. Evidentemente non posso che darti ragione sulla lunghezza del pezzo sopra, ma per accontentarti avrei dovuto fare il sunto di una cosa che avevo scritto, Dato che decido io del tempo mio da dedicare a porre elelmenti di discussione ho creduto opportuno prendere il testo, che, come precisato è un articolo apparso su una rivista e che quindi conservavo come file del mio computer, copiarlo e trasferirlo. In 30 secondi ho fatto e non ho perso 15 minuti a redigere un sunto ex novo.

A me piace divulgare ecco il motivo della mia prolissità, ma uno è libero di porre limiti al tempo che mi vuol dedicare e quindi anche di cassarmi.

Se giudichi non in tema il mio dire o una ripetizione e non un'aggiunta al testo di Bressanini, usi due o più dita della tua mano per battere su dei tasti e contestarmi con argomentazioni contrapposte.

Alla mia sclerosi senile qualcosa la devi concedere.

Bahamuttone: lo dicono nel testo che hanno iniziato nel '96 per il legno, naaaa, a meno che il legno annulli le forze astrali concentrate

Dimenticavo non ti pare utile portare a conoscenza del lettore non addentro, i compensi richiesti da Demeter per certificare? Cosa che ho fatto con il link. Non ti pare che per un lettore possa essere interessante venire a conoscenza che vi è un palese conflitto d'interesse, le cui conseguenze ricadrebbero totalmente sul consumatore?.

Dario, a quando un articolo per sfatare l'influsso della fase lunare sull'imbottigliamento del vino? O per confermarlo... Accetto qualsiasi conclusione, purché supportata da basi scientifiche!

Giusto quello che segnali, ma l'aumento di biodiversità potrebbe essere un'arma a doppio taglio, ne senso che qui non siamo in una oasi faunistica, bens' in un campo che deve produrre qualcosa, quindi nella biodiversità mi interessa anche sapere se mi nuove o non mi nuoce. Se cioè coltivando biologico mi aumentano i parassiti dell'uva, come in realtà capita se il bio assumesse percentuali anche del solo 10%, ma in questo caso diverrebbe molto problematica la difesa dei raccolti bio e obbligata ad aumentare enormemente la difesa del prodotto convenzionale. E stato calcolato che di coltivazione concentrata della stessa specie vegetale al 20% di biologico l'inoculo parassitario renderebbe impossibile ambedue le coltivazioni.

Il succo d'arancio arriva in Italia concentrato e surgelato (Sigla FCOJ). La concentrazione la si ottiene facendo evaporare l'acqua fino ad avere un volume che è il 10% di quello che poi sarà il succo commerciale. ecco l'aspetto del succo che arriva.

http://www.speciale.it/trasformazioniagrumi.html

Ho redatto un altro articolo su questo argomento, ma non lo posto sennò Bacillus mi ammazza.

La conclusione è che l'influenza della luna (escluso le maree) se c'è (è ancora indimostrato scientificamente) è pressochè ininfluente se rapportato agli effetti delle pratiche pratiche enologiche ed agronomiche ( in caso di coltivazioni) che si praticano.

Meraviglioso sarebbe un metodo per biodinamizzare gli euro: una banconota da 50 euro esposta alla rugiada notturna, sotto i raggi di luna piena si permea di forze eterico-astrali (se funziona con la vacca…), acquisendo proprietà vitali, aumentando il suo valore, ben oltre quello nominale impresso sulla carta. Si potrebbe così utilizzare la predetta banconota per acquistare una maggiore quantità di prodotti in un negozio biodinamico…

D’altronde questo presupporrebbe anche l’esistenza di un Sistema Metrico biodinamizzato con misure che variano il loro valore secondo gli allineamenti planetari… le costellazioni…: acquistando venti kg di patate chi mi assicura che siano davvero venti e non diciassette? O, al contrario, potrebbero essere ventiquattro… e ci guadagno.

Assumo sempre vino biodinamico, perchè quando mi alzo dalla tavola, dico: "Per "bio"... devo andare a lavorare (dinamico)"

Guidorzi, non dire fesserie! posta

Mi permetto di ribadire che se una differenza c'è fra biologico e biodinamico questa non concerne la materia prima, ma la vinificazione.

Non capisco se fate finta di non capirlo. Uno scienziato dovrebbe indagare, certo, ma dovrebbe restringere il campo a cio' che gli sembra verosimile.

Ho detto altre volte che la vera differenza, se c'è, fra i vini biodinamici e quelli biologici è la seguente :

- i vini biologici ammettono varie pratiche in vinificazione che fanno uso e consentono molti additivi (non entro nel dettaglio per carità) e procedimenti fisico/chimici (filtrazione, osmosi inversa...)

- i vini biodinamici ammettono solo la solforosa in dosi molto basse e BASTA. Sono vini che possono fare schifo (fatti male) oppure sono eccellenti.

Questo lo si puo' evincere con questo ragionamento : Il risultato qualitativo atteso da un vino in termini di qualità è una gaussiana. La gaussiana sarà più o meno stretta a seconda di quanto i fattori accidentali siano più o meno grandi. La qualità sarà più o meno prevedibile in un piccolo intorno del valore atteso.

I vini biodinamici producono una gaussiana molto più larga perché meno controllati. Dunque si possono ottenere vini eccellenti oppure scarsissimi a seconda di come tira il vento.

E' un concetto semplice. Il cornoletame non c'entra, ma il fenomeno biodinamico nel mondo dei vini esiste eccome.

Giusto un dettaglio non trascurabile. I vini biodinamici non ammettono lieviti selezionati, ma solo quelli indigeni. Non è cosa da poco. C'è chi è contro, c'è chi è a favore.

Ma li' la gaussiana si "apre" ancora di più.

Emanuele, anche io ho espresso molte volte un concetto semplice che sembra non arrivare: non importa quello che non e' ammesso, ma quello che e' OBBLIGATORIO USARE per avere la certificazione biodyn. Ed e' quindi su questo che si sono concentrate le ricerche. NON per vedere se il vino e' "buono" ma per capire se quei preparati hanno un effetto.

Una delle prime cose che insegnavano al corso di Enologia, è che il vino non lo si fa per compiacere se stessi, ma per farlo piacere a quanti più possibile. Certo, nell'ottica marchettara degli Enologi di cantina, non certo in quella "pura" degli autodidatta o in quella esoterica dei paraculi...

i post lunghi si sorvolano quando non dicono niente

quando sono interessanti si leggono

chi ti ha criticato al riguardo, era solo un invidioso

Ho lavorato un paio di mesi fa in un posto che vendeva, tra gli altri, vini "senza chimica": l'etichetta mi ha sprofondato in diversi problemi (sempre solo miei) su quale tipo di onestà venisse questa volta impiccata, e se sia possibile oggi che un produttore di vino possa dichiarare in coscienza che la chimica (“aggiunta”, come si sottintende, oppure no; e poi quando, in che fase del processo “non” aggiungi chimica?) rimanga fuori dalla porta, e issare un'affermazione del genere come bandiera di ciò che nasce ed è buono proprio grazie ad un giusto equilibrio chimico. Che poi “senza” è voler dire che tutti gli altri “con” stanno truccando le carte della natura e del prodotto, è implicito, si insinua nella psicologia del consumatore, ed è in definitiva un gioco di mercato e di concorrenza assai sporco. Come è possibile vendere un’etichetta del genere? Cioè, posso scrivere magari “senza Gennaro”, o “senza sedie”, e tu vieni in azienda e vedi che non c’è nessuno che si chiama Gennaro e che pranziamo tutti in piedi, o appoggiati ai muretti, o che ci sediamo sulle carriole. Ma posso scrivere su una bottiglia di vino “senza H2O”, per esempio, senza che una legge, una delle tante, intervenga a censurarmi?

La discussione dipende sempre se partiamo dal concetto di "ottenere il vino" (nel senso di guardarlo a crearsi) oppure se "facciamo il vino" cioè ci affidiamo anche alle pratiche enologiche. Noi italiani per molto tempo ci siamo limitati ad ottenere il vino ed i francesi ci hanno surclassato, quando invece abbiamo deciso di "fare il vino" li stiamo surclassando noi in quanto in generale partiamo da una materia prima migliore e molto più variata.

Ora parlare di vino biodinamico come ben spieghi tu ricorrendo a Gauss si vuol tornare a "ottenere il vino".

"non importa quello che non e’ ammesso, ma quello che e’ OBBLIGATORIO USARE"

Ti faccio un esempio. Essere vegetariani implica un divieto fondamentale : quello di non mangiare la carne. E' su questo che occorre concentrarsi per capire se quella dieta va bene. In quel caso l'obbligo a mangiare verdura è meno importante del divieto di mangiare carne se vogliamo fare uno studio serio : è meglio individuare le carenze da ferro che i benefici delle vitamine. O quanto meno occorre analizzare tutto.

sono d'accordo con te, ma considera che in Italia ci manca una cultura fondamentale che hanno in Francia : la selezione dei vini (coupage et assemblage) per ottenere un prodotto di qualità eccezionale.

Questo per dire che se vogliamo sfruttare il caso, possiamo anche farlo, e se abbiamo una gaussiama più larga possiamo ottenerne i vantaggi nella fase della selezione dei vini e dell'assemblaggio. Questo mestiere in Italia quasi non esiste.

Nel mio piccolo lo faccio con le damigiane del vino che faccio. Alcune, pur partendo da condizioni iniziali simili, sviluppano meno corpo, meno persistenza in bocca e meno profumi. Ovviamente non le vado a mescolare con le altre quando faccio la mia bottiglia. Ma bisogna avere il coraggio di produrre meno.

Per favore posta il tuo articolo su Luna&vino, anche se "kilomettrico" (cit.)!

Certo che certi grandi scienziati contemporanei ne hanno di tempo da perdere! Quattr' anni anni per studiare con esperimenti sul campo ipotetiche differenze tra vino e vino! E c' è pure gente che spacca il capello in 4x4 parti leggendosi studi come questi nemmeno degnio del premio ignobel e li utilizza per ciacolare

Appunto: quel che volevo dire era proprio quel che dici tu, mi pare.

Mi pare che la maggiore biodiversità presente nei campi biologici venga considerato un lato positivo, forse l'unico, del biologico.

E io mi chiedo, nella mia ignoranza crassa di agronomia: ma siamo sicuri? Se mi interessava la biodiversità, col mio appezzamento ci facevo un giardino botanico, non una "fabbrica" di solo grano o solo mais o che so io. D'altra parte, se volessi rispettare la biodiversità del mio campo di grano, dovrei proteggere tutte le erbe infestanti che vi entrano, perché pur sempre di altre piante si tratta.

Insomma, mi chiedo se anche questa cosa della biodiversità non sia una di quelle cose che suonano bene ma non vogliono dir molto. Però io sono ignorante di agronomia e quindi volevo un conforto autorevole, o una spiegazione del mio errore...

Emanuele, ti chiedo scusa, devo essermi confuso in qualche passaggio: se vuoi fare del vino "Biodinamico" (che, ti ricordo, è ciò di cui si sta parlando) DEVI usare in vigna i debiti "Preparati" discendenti dal cornoletame. SE VUOI fare Biodinamico E' UN OBBLIGO. Altrimenti fai un vino "naturale", "tradizionale", "senza chimica aggiunta" o quel che riesci ad inventarti come denominazione via via che la normativa delle denominazioni ti corre dietro. A te questa cosa che l'argomento trattato e criticato - Biologico o Biodinamico - sia un assemblaggio di regole più o meno sensate o più o meno paracule e non quello che intendi tu (o chiunque altro nella sua libera discrezionalità), proprio non lo digerisci, eh?

Ha messo in moderazione anche me, Emanuele, senza bisogno che mi faccia venire crisi isteriche...

Cmq, sì, di fatto il succo lo bolliscono...

Si può utilizzare la crioconcentrazione. Si formano cristalli di ghiaccio che vengono eliminati. Posso utilizzare bolle di concentrazione in sottovuoto con conseguente evaporazione dell'acqua a basse temperature. Posso usare membrane osmotiche. I sistemi sono molti.

Anche quello di creare un sottovuoto, alla fin fine è modo per bollire ilsucco (anche se non a 100°)!

Alberto, anche io come Riccardo, Dario ed altri, attendo con ansia il tuo articolo sulla presunta influenza della luna sulle colture. Ovviamente come agricoltore non ci credo, ma la tua opinione è come un ipse dixit che non si può ignorare.

@uq alla pressione di 0.02 mbar l'acqua bolle a temperatura ambiente ( 22°C ) @franco non sono un enologo ma un tecnico e secondo me nè i sostenitori della "luna", nè i detrattori avranno mai completa soddisfazione. come si fa a prendere lo stesso vino e imbottigliarlo dopo x giorni o x+14 giorni (per riguardo alla luna) ma nello stesso tempo alla stessa età... se ci saranno differenze come si farà a dire che è stata la luna e non l'età o viceversa? ma se qualcuno più ferrato di me saprà risolvere la questione, avrà senz'altro la mia ammirazione. (nel mio intimo non credo alla luna)

Il problema della Luna sta prima di tutto nel verificare "il fatto", perché non è che si possa travasare o imbottigliare "lo stesso" vino con la luna o senza. Anche volendo contare solo i giorni di transizione fra luna calante e luna crescente o viceversa, siamo in condizioni - se "tradizionali" - di estrema instabilità del vino giovane, da poco non più mosto, e in condizioni stagionali altrettanto instabili. Nelle grandi cantine "industriali", soprattutto dove si pastorizza o microfiltra stretto il prodotto da imbottigliare, il problema non si pone, ma nelle vinificazioni in piccoli contenitori da qualche ettolitro, l'attenzione alle condizioni climatiche circostanti quando si va a operare attorno al vino non ancora imbottigliato rimane importante. Il vento, per esempio: non in sé, ma in quanto indica uno sbalzo di pressione atmosferica che può alzare le fecce più fini, quando ci sono, ma anche i lieviti stessi, che se ossigenati potrebbero trovare una nuova vitalità, desiderata o imprevista. Quindi, probabilmente la norma con cui non si travasa o s'imbottiglia quando c'è vento è fondata, sempre parlando di certe condizioni "tradizionali". Il fatto della Luna è certamente legato al rispetto degli antichi calendari agricoli, il fondamento stesso della necessità di compilare calendari sempre più esatti da prima che Romolo e Numa Pompilio mettessero mano a quello da cui il nostro discende, e da lì poi son discese tante cose di cui il Guidorzi indubbiamente potrà illustrarci gli approfondimenti, se gli passa la stizza da bacilli...

Due volte nello stesso giorno! Mo vedi Emanue' che mi faccio venire gli strepitii anch'io!

Guglielmo, l'argomento "luna" mi interessa molto ed è proprio per questo che aspetto l'opinione dmai banale di Alberto. In attesa del suo chilometrico articolo, mi permetto di citare una oramai antica esperienza "lunatica". Abitando in campagna, fin da bambino mi sono confrontato spesso con le superstizioni riguardanti l’influenza della luna. Non mi era mai importato molto finché a circa vent’anni il mio scetticismo è stato redarguito dal padre di un’amica. Come prova lampante della sua fede citava che qualche mese prima aveva imbottigliato delle bottiglie di spumante, durante una certa fase lunare. Per ragioni che ora non ricordo non aveva però terminato il lavoro, che era stato ripreso solo un paio di settimane dopo. A differenza delle prime bottiglie risultate perfette, a molte di quelle imbottigliate più tardi e cioè durante la fase lunare “sbagliata”, era saltato il tappo. Per rifarmi un’immagine agli occhi dell’amica, ho cercato e trovato la soluzione dell’arcano. All’epoca non c’era Internet, per cui ho dovuto consultare in biblioteca le copie arretrate dei giornali locali e così ho scoperto che nel periodo intercorso tra i due imbottigliamenti vi era stato un brusco innalzamento della temperatura di almeno 8-9 gradi. Era stata questa differenza di temperatura a far ripartire e/o aumentare i processi fermentativi e conseguentemente far saltare i tappi delle bottiglie per la maggiore pressione dei gas. Non fui creduto e gratificato dal padre quando tornai per spiegargli la vera motivazione. Solo la figlia dimostrò un concreto e piacevole apprezzamento per i miei sforzi.

@ franco il tuo post dimostra perfettamente che fare un test serio sarà difficilissimo. non solo tra una fase e l'altra dovrà passare solo qualche centesimo di secondo, ma anche che tra una fase e l'altra la stagione dovrà fermarsi... ed anche il vino! comunque il tuo post è chiarissimo di come se non si considera tutto si prendono degli abbagli terribili.

Io ho visto una presenta simile da parte di un professore di un´universita` tedesca(una famosa per la viticoltura), ho rimosso il nome. Concludevano che l´agricoltura biodinamica era statisticamente diversa, era un tipico studio minestrone, dove consideravano contemporaneamente una decina di variabili diverse ( e ne sfuggivano altre diverse centinaia)... Putroppo l'agronomia e` invasa da studi pseudoscientifici che applicano metodi statistici a caso per dare psudovalidita` scientifica ad opinioni. Parlando di biodinamica (per molti anche la semplice agricoltura biologica) e´ evidentemente una religione, chi ci crede crede di salvare il proprio corpo da gli ``influssi maligni`` dalla modernita´. Chissa´ perche´ si crede che la natura sia vita e la tecnica morte, invece morire a 30 e´ naturale campare 100 e` artificiale...

E' proprio quello il motivo i fermenti in bottiglia si sviluppano ma fino ad un certo punto, se però ne metti dentro una quantità iniziale aumentata per forza si produce più gas. Io sono un padano, dunque lambrusco a gogò e questo i contadini l'hanno sempre imbottigliato in luna vecchia di marzo. Proibito farlo in altre lune altrimenti il vino non diveniva frizzante. Mentre ora nelle cantine lo si imbottiglia quasi tutto l'anno indipendentemente dalla luna.

Essendo però la mia estrazione contadina il modo di vivere contadino mi è sempre interessato in quanto ha rappresentato una vera e propria cultura, anche perchè di fronte all'incoscio e soprattutto all'aleatorietà del vivere se non trovavano un qualche ancoraggi che dava loro un po' di sicurezza c'era da impazzire. Pertanto ho raccolto le credenze sulla luna in un capitoletto del mio libro "il calendario contadino" che qui vi riporto:

La Luna nella tradizione Già nel 1300 Piero De Crescenzi indica la luna come astro regolatore delle pratiche agricole ed i sinodi dell’Alto Medioevo pur condannando dal guardare gli astri del cielo, temendo che riassumessero valore di divinità, non vollero impedire che la luna presiedesse al calendario agricolo. Il mondo contadino si era costruito un “calendario lunare delle stagioni” e perciò esso era scalato rispetto a quelle astronomiche. Esso non iniziava il 21/3 ma tra il 22 ed il 24 febbraio, all’incirca con San Mattia. Tuttavia i proverbi indicavano la primavera già alla Candelora (2/2), ed era comunque la “luna di febbraio” a fare da spartiacque tra inverno e primavera. L’estate invece era anticipata al 15 maggio (Sant’Urbano) ed iniziava la “quarantia”, con relativi proverbi riguardanti la maturazione del grano (di quarantie nell’anno ve n’erano anche altre). Per la tradizione il tutto aveva termine per Sant’Antonio da Padova, che per questo era detto “Sant’Antonio del seghetto” a indicare il periodo nel quale l’attrezzo più usato era la falce messoria, il “seghetto” appunto. Alcuni proverbi del giorno di San Bartolomeo (24/8) dicono pressapoco che iniziava l’inversione tra il numero delle ore di luce e quelle di buio, cioè si era superato l’equinozio. La causa di ciò era appunto l’uso del calendario lunare oppure, secondo alcuni autori, il ricordo di quando mezzo millennio fa circa vigeva ancora il C. giuliano, che ormai aveva accumulato ritardo ed anticipato gli eventi astronomici. L’inverno invece cominciava il 23 novembre per San Clemente, e puntuale un proverbio era stato coniato allo scopo: “Per San Clemente il freddo mette il dente”. Anticamente lo scandire le stagioni con il calendario lunare e l’uso abitudinario che se ne faceva, portò il Padovani (1576) a dire che esso poteva essere usato anche da chi non aveva “scienza di lettere o intelligenza di calcoli”. Ancora oggi la luna in certi calendari è raffigurata con un viso umano, che l’’immaginario popolare ha desunto dalla non uniformità del disco lunare. Sempre per questo modo di osservare le cose, il sole e luna erano considerati coniugi ed ogni 29 giorni essa andava ad “abitare” col sole. Le fasi lunari hanno da sempre influenzato l’agire contadino e a loro volta sono state portatrici d’avvenimenti. Si pensava che all’approssimarsi del “volto della luna” (cambiamento di fase ) le nascite dei bambini fossero più frequenti, benché la scienza abbia sempre negato qualsiasi influenza. La saggezza contadina attribuiva all’influenza della luna una sua logica. La luna crescente (gobba a ponente) favoriva la crescita delle piante, mentre in luna calante si aveva decrescita, quindi logica voleva che se si cercava di far crescere una pianta la si doveva piantare o seminare in luna crescente, mentre in contrapposto la si potava o la si tagliava in luna calante. Gli innesti, per la stessa ragione (attività fisiologica rallentata) si eseguivano in luna calante, come pure le concimazioni. I parti sarebbero stati più facili in luna nuova e la luna crescente avrebbe permesso una fuoriuscita più facile dei pulcini dal guscio, al contrario la luna calante. Per contro tutti i tuberi e i fusti sotterranei (patate, aglio e cipolle) si dovevano piantare in luna calante, ma si dovevano raccogliere in luna crescente, perché altrimenti non si sarebbero conservati a lungo. Le piante, che sarebbero salite verso l’alto, erano da seminarsi in luna crescente, facevano eccezione quelle come l’insalata di cui non si volevano raccogliere i frutti, ma solo la parte vegetativa. Perfino il ferrare un cavallo era influenzato dalla luna. Il legno da opera si doveva tagliare in “luna buona” altrimenti si tarlava facilmente, comunque era l’inverno la stagione indicata. Abbiamo appena affermato che la potatura delle viti si faceva in luna calante, ma con questa luna si faceva anche il travaso. L’imbottigliamento, invece, sempre in luna vecchia ed in generale si sceglieva la settimana antecedente la Pasqua che era caratterizzata dalla luna calante. Altro modo della tradizione contadina di ricavarne previsioni metorologiche era quello di osservare la più o meno verticalità della luna crescente in fase falciforme: se la “falce lunare” era verticale (in dialetto si diceva “la cava al lot”), ossia alla punta inferiore della falce si poteva assegnare l’agire di una zappa, allora non sarebbe piovuto, mentre se la falce era più orizzontale ed essa assumeva più la forma a scodella (in dialetto si dice “la luna l’è in barca”) allora essa era accostata ad un contenitore di liquidi e quindi vi era la possibilità di pioggia. Quand’ero bambino mia nonna m’indicava la luna piena e m’invitava a vedervi dentro un tale Salvanello che si aggirava sulla sua superficie con un sacco in spalla. Secondo la storia che poi mi raccontava, “Salvanello” era un ladro di polli che per meglio riuscire nei suoi furti voleva oscurare la luna con una fascina. La luna, offesasi, lo carpì e lo depose sulla propria superficie. La fantasia infantile e le macchie lunari contribuivano ad alimentare l’immaginazione della visione!

E' solo un antipasto dell'altro testo che mi chiedete, sempre sperando di non far andr fuori di senno Bacillus.

Eccovi il testo dell'articolo, però poi "non sparate sul conducente" mi raccomando, vorrei campare ancora un po'.

Coltivare con la luna : Mito o realtà

Si tratta di rispondere se un orticolture può infischiarsene del calendario lunare, oppure, se seguire i cicli lunari porta a meglio coltivare o addirittura a creare rapporti nuovi con le piante dell’orto e del giardino e così entrare in sintonia con le coltivazioni, come ci vogliono far credere le teorie dell’agricoltura biodinamica. Una ricerca condotta sui testi del coltivare, redatti scientificamente a parere delle correnti biodinamiche e biologiche (Steiner, Kolisko, Thun, Zürcher, Kollerstrom, Spiess) portano alla conclusione che se vi è un’influenza della luna sulle performances agronomiche delle piante, questa è infinitesimale. Ricordiamo che la forza di attrazione gravitazionale della luna che esercita sulla terra è in parte responsabile delle maree marine e terrestri ed in questo caso l’influenza è provata. Le grandi maree hanno luogo alla luna piena e alla luna nuova. La loro importanza dipende anche dalla maggiore o minore lontananza della luna dalla terra. Non possiamo non far notare che il ruolo della qualità del suolo, dell’acqua, della temperatura, dell’illuminazione, il controllo dei parassiti sono immensamente più importanti del ciclo lunare. Credere che vi siano giorni solo adatti per la verdura, altri solo per le radici e i semi, oppure che i semi da piantare debbano suddividersi tra quelli che producono organi eduli che tendono verso l’alto o verso il basso, o addirittura che vi siano giorni in cui non bisogna far nulla, nemmeno andare nell’orto è onestamente poco credibile. Pensate solo se per seguire il calendario lunare si fosse obbligati ad andare a seminare sotto un acquazzone che rende compattato il letto di semina e ci obbliga a mal seminare, invece di farlo con terreno secco e giornata serena. Oggi poi assistiamo a consigli e pubblicazioni che vanno oltre e che complicano ancora di più l’operare perché dicono che si debba tener conto delle rispettive posizioni della luna e delle costellazioni. Fin dall’antichità queste pratiche un po’ esoteriche sono state consigliate insistentemente, ma senza, però, mai evidenziare un’influenza sulle produzioni, anzi la grande maggioranza degli orticoltori e agricoltori professionali non ne tengono più conto per fare il proprio lavoro e produrre le derrate da vendere. Come dice Moore i progressi agronomici e genetici sono tali da rendere eventuali effetti lunari totalmente ininfluenti. Tuttavia non possiamo non rimarcare che la controversia a questo riguardo rimane ed al limite è aumentata con le nuove tendenze eco-bucoliche.

Al fine di fare chiarezza tra scienza e oscurantismo si è provveduto a consultare moltissimi lavori, pubblicazioni scientifiche o di volgarizzazione, numerosi siti internet e tutte le referenze indicate in allegato. Di seguito ne presentiamo una sintesi divisa in tre punti:

1. Si riferirà dei movimenti lunari che sono alla base degli aspetti simbolici e delle tradizioni al fine di meglio comprendere le posizioni di chi ci crede e di chi dice che non sono fondate. 2. Analizzeremo i rapporti tra il giardinaggio e la luna, in particolare per le evoluzioni storiche succedutesi 3. Infine si cercherà di rispondere alla posizione iniziale con maggiori elementi.

La luna, nel tempo impiegato per un giro di rivoluzione completo intorno alla terra (che dura circa un mese, per la precisione 29g,12h,44m,2,8s, detto anche mese lunare sinodico o lunazione), esegue una sola rotazione attorno al proprio asse, per questo motivo essa rivolge verso di noi sempre la stessa faccia. In altri termini un osservatore che dovesse vedere dall’alto il movimento della luna attorno alla Terra, vedrebbe il tragitto di un semicerchio illuminato sempre e solo dalla stessa parte. Si ricorda che la luna non splende di luce propria, ma riflette la luce che riceve dal Sole, perciò dalla Terra la nostra visione delle parti illuminate della luna varia e queste variazioni costituiscono le “fasi lunari”. Ammettendo che terra e luna rispetto al sole si muovano sullo stesso piano (ma non è vero!), il moto della luna attorno alla terra può collocarla esattamente in mezzo tra terra e sole (congiunzione, 3 la luna si trova in vicinanza massima del sole) oppure opposta al sole rispetto alla terra (opposizione o luna più lontana possibile dal sole). Nel caso della congiunzione la faccia della luna esposta al sole è illuminata, ma verso di noi è rivolta la parte non illuminata, per cui non la vediamo, siamo in fase di novilunio oppure di “luna nuova”. Col passare dei giorni la luna va verso la fase di opposizione e man mano la parte di disco lunare illuminato aumenta fino al plenilunio o luna piena. Per arrivare, però, a questi due estremi la luna deve percorrere le due metà della sua orbita, pertanto, partendo dal novilunio, essa mostrerà una parte di disco illuminato a noi rivolto che man mano crescerà (“luna crescente”): prima noteremo solo una piccola parte illuminata a forma di falce, poi metà del disco, “fase di primo quarto” (la luna tramonta sei ore dopo il sole e splende nella prima parte della notte), in seguito si aggiungerà man mano un pezzo della seconda parte del disco lunare (luna gobba) ed infine tutto il disco, “fase di luna piena”. Da questa fase (siamo nella seconda parte del mese lunare) il disco man mano non sarà più illuminato totalmente, anzi, simmetricamente a prima, il disco illuminato diventerà “gibboso” e poi sarà la metà (fase di “ultimo quarto”, cioè la luna nasce verso mezzanotte e culmina verso le sei del mattino) ed infine falciforme per poi scomparire del tutto. Ricomincerà in pratica un nuovo mese lunare. Le fasi sono simmetriche, ma non uguali poiché la curvatura iniziale del disco visibile (gobba) una volta è orientata verso ponente (luna crescente), mentre nella seconda parte dell’orbita la gobba è rivolta a levante (luna calante). Si dice anche che la luna mente: quando fa il “C” “Diminuisce”, mentre quando fa il “D” “Cresce”. La luna calante con disco illuminato per tre quarti si chiama: “luna vecchia” e rimarrà tale fino al novilunio. In altri termini per sapere, guardando la luna, in quale fase o interfase siamo occorre stabilire dove la “gobba”, o meglio la linea di maggior curvatura, è rivolta: finché questa è rivolta a Ponente (Ovest) osserveremo le fasi in senso crescente e la fase di luna piena la vedremo a levante, da qui in poi la luna invertirà il tragitto e quindi la linea di maggior curvatura si troverà rivolta a Levante (Est) per tutto il suo tragitto fino alla luna nuova, fase non visibile, ma la luna per un osservatore è comunque ad Ovest. Abbiamo supposto inizialmente che i due astri, Terra e Luna, si muovano, cioè disegnino orbite poste sullo stesso piano geometrico (se ciò fosse, però, ogni mese noi avremmo due eclissi, una in congiunzione ed una in opposizione, vale adire di luna al plenilunio e di sole al novilunio), ma abbiamo anche affermato che non è vero e che era solo una semplificazione, infatti, il piano dell’orbita lunare è inclinato rispetto al piano dell’orbita terrestre (piano dell’eclittica) di 5° e 09’. Le eclissi pertanto ci sono, ma solo quando le congiunzioni dei tre astri si allineano. Questo avviene solo quando l’orbita lunare interseca quella terrestre nei “nodi”. Questo si chiama ciclo draconitico della luna, ma ne esiste anche uno anomalistico a secondo che la luna si trovi all’epigeo o al perigeo ed uno siderale collegato con congiunzione della luna con lo zodiaco. E’ quindi il ciclo sinodico, quello più facilmente osservabile, che prima è servito come misura del tempo (e lo è ancora nel calendario mussulmano) tra giorno e notte e le stagioni. La fase crescente e decrescente nel tempo sono state assimilate al principio materno e fecondo, infatti, si vuole che durante la luna nuova questa si nasconda per congiungersi con il sole. Durante il Medioevo la luna è anche vista come madre nutrice, colei che regge e domina tutte le umidità che sono all’interno della terra. Non ci si deve quindi meravigliare che nei tempi antichi gli uomini abbiano ammesso, osservato e creduto ad una influenza sulla vita sulla terra. Queste prime credenze sono divenute tradizioni radicate che hanno retto la nascita della vita, sia animale che vegetale, come anche il ciclo biologico del vivente. Le opere bucoliche dell’antichità scritte da autori greci e latini sono pervase appunto da queste indicazioni e le fasi di luna crescente e decrescente sono associate rispettivamente alle operazioni di campagna che hanno bisogno di crescita, di vigore e di linfa in movimento o alle operazioni inverse. Non è strano neppure che tali credenze abbiano assunto una certa valenza universale.

Tutte le indicazioni accennate sopra e particolarmente dettagliate sono andate a corredare i calendari dei lavori agricoli fin dall’antichità, tuttavia, esse cominciarono ad essere un po’ messe in dubbio dagli agronomi del XVII e XVIII sec. Olivier de Serres osserva, infatti, che spesso le medesime indicazioni si oppongono tra un luogo ad un altro e per questo suscitano dubbi e scetticismo, anzi consiglia di rifarsi più alle modalità delle pratiche agricole della tradizione locale. La Quintinye, il giardiniere del re Sole, vi consacra un capitolo ed afferma che dopo più di 30 anni di esperienza personale questi modi di dire e di fare relativi alla luna sono più appannaggio di orticoltori non provetti, i quali con questo sistema coprono la loro ignoranza circa le pratiche agricole, anzi le usano per farsi una nomea di sapienti presso chi di agricoltura ne sa poco. Quanta attualità in queste parole! Cinquant’anni più tardi Duhamel du Monceau dopo aver sperimentato l’eventuale influenza lunare afferma che : « occorre abbandonare queste pratiche rivelatesi ridicole ed opposte alla buona fisica che invece è in ogni momento soggetta all’esperienza”. Tuttavia non è con queste prese di posizione che delle tradizioni ancorate negli usi e costumi possono essere scalfite, esse continuano a persistere anzi si va dall’oblio a mementi di auge. Una fase di ripresa delle credenze delle influenze lunari la dobbiamo registrare con la nascita dell’antroposofia; trattasi di una corrente di pensiero e di spiritualità creata da Rudolph Steiner che vuole “restaurare un legame tra l’Uomo ed il mondo spirituale”. Le idee di Steiner applicate all’agricoltura sono all’origine dell’agricoltura Biodinamica. Essa si fonda su dei risultati di sperimentazioni relazionate da Lily Kolisko, ma che non sono mai state sottoposte a analisi statistica e mai sono state pubblicate in riviste scientifiche, esse hanno riguardato carote, pomodori e piselli e sono state solo divulgate corredate da qualche fotografia spettacolare, ma poco realistica. Infatti, si afferma che allorché tutte le piante precedentemente citate sono state seminate due giorni prima della luna piena (LP), la crescita e le rese alla raccolta sono sempre superiori a quelle ottenute quando le semine sono realizzate solo prima del novilunio (LN) e ciò pure quando le semine di LN precedono quelle di LP. Cioè ci si vuole far credere che semine differenziate di un mese e raccolte alla medesima epoca producano sempre più quelle posticipate di un mese, purché seminate prima della luna piena, quando la nostra esperienza ci dice che più il ciclo è lungo, maggiore è la produzione. Nel 1946 Beeson ha redatto due articoli, di cui uno apparso sulla rivista scientifica “nature” e riguardante gli effetti della luna sulla crescita delle piante. Egli pubblica anche la bibliografia sia quella che reitera le credenze ancestrali, sia anche quella che permette di fare una verifica statistica dei dati sperimentali. I lavori della Kolisko sono inclusi nella prima categoria, mentre quelli dei ricercatori di orticoltura nella seconda categoria. Ebbene tra tutti questi lavori solo la Kolisko conclude accreditando un’influenza della luna. Beeson ne trae la conclusione che, ammesso e non concesso che ci sia un’influenza della luna questa deve essere tanto insignificante da non essere di nessuna utilità in orticoltura professionale. Nel 1963, in una rivista tedesca, Maria Thun ci descrive 9 anni di coltivazioni sperimentali sotto l’influenza della luna. Il documento è stato tradotto in inglese e pubblicato nel 1964 nella rivista “Star and Furrow” edita dall’associazione dell’agricoltura biodinamica inglese. Qui si legge che essa non era soddisfatta dai risultati che deviavano dai precetti della Kolisko, ha voluto, quindi, sperimentare la coltivazione sotto altri cicli lunari (draconitico, anomalistico e siderale). Da queste sperimentazioni realizzate essenzialmente su ravanello, ma anche queste sperimentazioni sono esenti da indagine statistica, dice di aver ricavato che la posizione dei pianeti (in questo caso la Luna) se rapportata ai segni zodiacali diviene fondamentale, tuttavia la sensibilità delle piante ai ritmi cosmici è più evidente in terreni molto organici rispetto ai suoli ben mineralizzati. In conclusione riassumendo un po’ i suoi risultati essa dice che i segni di: Toro, Vergine, Capricorno (elemento di terra) sono favorevoli alla crescita delle piante da radici, mentre Gemelli, Bilancia, Acquario (elemento d’aria) sono favorevoli alla crescita delle piante da fiori; Pesci, Cancro, Scorpione (elemento d’acqua) sono segni indicati per eseguire i trapianti e seminare le piante da foglie; Ariete, Leone, Sagittario (elementi di fuoco) sono invece favorevoli allo sviluppo dei semi e dei frutti. Se consideriamo che le risultanze sono collegate solo ai segni zodiacali, suddividendoli in segni di acqua, terra, aria e fuoco, ma non alla costellazioni, risulta chiaro che ci si basa più sull’astrologia, la quale ben si sa non ha nulla di scientifico. Per sincerarsene basta riflettere che per il moto di precessione degli equinozi, rispetto ai segni zodiacali d’Ipparco ormai siamo scalati di 30° e quindi ad esempio oggi all’equinozio di primavera il sole sorge in realtà nella parte dello zodiaco contrassegnata dalla costellazione dei Pesci e man mano che passerà il tempo il sole all’equinozio primaverile sorgerà in parti precedenti dello zodiaco e ritornerà il 21 marzo in Ariete solo fra 24000 anni. Ora, nonostante queste evidenti incongruenze con la realtà e quindi senza affidamento scientifico, tutte queste esperienze sono raccontate e fanno da testo in tutti gli almanacchi di giardinaggio, sia cartacei che mostrati in internet e tutti invitano a tener conto della luna per fare orticoltura e giardinaggio. Solo che a guardarci bene la cosa non diventa semplice per il povero operatore che deve tener conto del ciclo sinodico (luna crescente e decrescente), del ciclo anomalistico (epigeo e perigeo) del ciclo siderale (congiunzione della luna con lo zodiaco) e draconitico (nodi lunari), prima di iniziare ogni lavoro nell’orto; deve, infatti, tener conto dei giorni fiore per piantare i suoi fiori, dei giorni semi per frutti e semi, non solo, ma come dovrà comportarsi di fronte ai piselli che sono semi ma anche frutti ed in questo contesto è l’elemento fiore che conta (più fiori vi sono più baccelli vi saranno). Inoltre i nodi lunari sono giorni infausti nell’orto, non bisogna nemmeno entrare e tra l’altro sono 4 al mese. Infatti tutto ciò conduce a dei consigli totalmente sorprendenti come quando si dice al primo del mese non fate niente dopo le ore 7.35 oppure il 20 del mese non fate nulla tra le ore 7.10 e le ore 7.15. In generale questi libri dicono dunque in pratica che non si può seguire il calendario in certi momenti e si dovrà fare in modo di recuperare il tempo dopo. Finalmente nel 1970 sono stati intrapresi dei lavori su base statistica per tentare di confermare o meno i risultati della Kolisko e della Thun. Nel 1980 dopo delle prove senza risultato sulla segale, Spiess realizza sui ravanelli una sperimentazione di tre anni in un’azienda biodinamica. Il dispositivo statistico è stato messo in atto appunto per togliere valenza alle alee climatiche sull’esperimento. Spiess calcola a partire dai risultati trovati una curva teorica di regressione e trova che gli scarti in relazione ai punti di questa curva riflettono l’effetto “luna /costellazione”. Nei tre anni egli trova delle correlazioni molto significative tra rese ed i fattori agronomici tradizionali (data di semina, media e somma delle temperature del ciclo, pluviometria. Al contrario le scarse implicazioni lunari che mette in evidenza non sono significative e rendono impossibile confermare i lavori della Thun. Nel 1982, Capelli ed i suoi collaboratori lavorando su delle ghiande riportano che la luna piena favorisce la germinazione di questi semi di piante arboree, ma si può ottenere una germinazione ancora maggiore se esse vengono prima stratificate, cosa risaputa e applicata nella pratica corrente del far germinare i semi delle specie legnose. Ora l’effetto della stratificazione, che serve per eliminare la dormienza nei semi, è di gran lunga preponderante rispetto all’influenza eventuale della luna. Nel 1992 Zürcher sperimenta sui semi di una pianta arborea (Maesopsis eminii) in un clima africano stabile. Egli realizza 12 serie di semine due giorni prima del novilunio e due giorni dopo il plenilunio. Per l’autore dell’esperimento, l’influenza della luna piena sulla germinazione è evidente, ma non fornisce i dati elaborati statisticamente a conferma della sua osservazione. Non solo ma esaminando la curva di crescita essa dimostra eterogeneità da una semina ad un’altra e molti risultati non sono di conferma dell’asserzione fatta. Infatti, le medie tra le due date di semina spesso sono incluse nella medesima classe di validità del dato. Ossia non sono statisticamente diverse. Zürcher dunque non prova nulla. In un articolo di sintesi Kollerström et Staudenmaier riferiscono della tesi di Abele tra il 1970 ed il 1973 sul ravanello, la carota,avena, e segale. Essi applicano un’analisi statistica sugli scarti di resa tra i dati ottenuti nelle semine in congiuntura lunare favorevole e quelli ottenuti in tutte le altre situazioni. Per le piante dell’esperimento, osservando il prodotto radice o il seme, l’effetto risulta essere significativo, ma le differenze di resa calcolate in % restano molto al di sotto della norma (-21% per le radici e -7% per i semi).

Gli stesi autori riprendono dei lavori poco chiari presenti in letteratura e ne fanno il ricalcolo secondo le medesime procedure, ecco che allora i dati sulla patata risultano significativi, ma la differenza di resa è di-18%. Spies ha fatto lo stesso lavoro sulla carota facendone diventare significativi i dati, ma per arrivare a ciò si è dovuto eliminare una delle tre annate di sperimentazione, altrimenti i dati non divengono mai significativi. Nel 2006 e 2007 delle prove sono state eseguite in condizioni controllate da Deleuran et Andersen su un frumento primaverile, lino, ravanello e rucola. Nel 2006 gli autori parlano di tendenze favorevoli su tre piante testate, ma senza significatività. Nel 2007 essi notano delle influenze a livello di profondità di semina e quindi ne concludono che prima di fidarsi degli almanacchi di orticoltura per hobby, è meglio ben valutare le condizioni agronomiche, ambientali.

Primo assunto è che di risultati statisticamente validi praticamente non ve ne sono , e quelli citati come tali sono il frutto di un ricalcolo. In altre parole se questi effetti lunari sono reali è molto problematico mostrarne l’evidenza e sono relativi solo a due categorie di Thun: le radici e i frutti, ma in meno casi. Nessuna pubblicazione è stata mostrata sui fiori e su foglie. In altri termini possiamo concordare con le conclusioni dei due agronomi del ‘700 come la Quintinye e Duhamel de Monceau già citati. Oppure al massimo ammettere che se questi effetti ci sono, essi sono talmente piccoli che sono annullati dagli effetti delle pratiche agronomiche, che sono preponderanti, e dall’effetto varietale. Dunque l’utilità di queste pratiche in orticoltura sono risibili. Per di più nei casi di affermata positività, gli autori non avanzano nessuna spiegazione o ipotesi coerente. E’ vero che gli esseri viventi sono soggetti a ritmi influenzati da induttori esogeni o endogeni, ma spesso ne fanno a meno perché la selezione genetica ne ha eliminato l’influenza. Resta da vedere se questi ritmi hanno periodicità lunare (sembra esisterne uno sulla campanula). Quelli descritti sono ritmi endogeni giornalieri (circadiani, mancanza di alternaza giorno/notte) o stagionali (fotoperiodo) sia nelle piante che negli animali e pure negli insetti. Sulle piante è tutto il ciclo ad essere interessato (dalla germinazione alla fioritura), ma nessuno ha la periodicità dei ritmi lunari.

In conclusione, se questi effetti lunari esistono, essi sono talmente piccoli da essere inutilizzabili praticamente, inoltre sono per ora inspiegabili.

_________________________ In parte, quanto qui riferito è stato tratto da ; http://www.snhf.org/images/stories/4_Les_publications_de_la_SNHF/jardiner_avec_la_lune_bd.pdf

esattamente quel che stavo facendo notare.

Si fa evaporare l'acqua in bolla a 40-50°C così le componenti termolabili della frutta non si deteriorano. Il costo del procedimento è più alto, ma la qualità del prodotto è migliore.

Fra tante ricerche compiute allo scopo di verificare l’attendibilità dei miti riguardanti l'influenza della luna sull’attività agraria ne ricordo una pubblicata sul numero di Gennaio 2013 della rivista “Vita in Campagna”: qui viene presentata una prova sperimentale “sul campo” fatta dal bravo Luciano Cretti, effettuando prove di semina di cicoria e di finocchio in diverse fasi lunari. Da queste semine effettuate con cadenza settimanale è emerso chiaramente (lo testimoniano le numerose foto che corredano l’articolo) che “la crescita delle piante non viene influenzata in modo determinante dalle fasi lunari.”

Molto interessante; io personalmente non sono una intenditrice (anche se il vino mi piace) e non saprei trovare comunque differenze; mi è sempre parso lampante comunque che trattasi di fuffa... Solo una considerazione OT: Steiner somiglia in modo inquietante a Jeremy Irons

io faccio un po' di vino da più di 20 anni. Se lo voglio frizzante lo imbottiglio in aprile (ancora fresco da me), se fermo in maggio. Ormai è matematico.

Vi potrebbe essere una certa influenza sull'emissione dello scapo fiorale nell'insalata o altre verdure che si vogliono mantenere il più a lungo allo stato vegetativo. Mi spiego l'andata a seme è influenzata dal termoperiodo e dal fotoperiodo, cioè vi sono piante nelle quali una recrudescenza di giorni freddi fa scattare la salita a seme (è un meccanismo naturale per cui la pianta "temendo" la cattiva stagione si "affretta" a fare il seme per conservare la specie). Oppure vi sono piante che fioriscono solo con una serie di giorni con aumento del periodo di luce La maggioranza delle piante nei nostri climi sono longidiurne ed altre che fioriscono con giorni in cui le ore di luce calano (piante brevidiurne come i crisantemi). Ora può capitare che nell'ambito di una stessa specie vi siano piante più o meno sensibili al fotoperiodo e quindi quando ve ne è qualcuna in equilibrio precario di reazione alla luce anche un periodo di luna che va verso la luna piena può influenzare la salita a seme. Tuttavia oggi giorno tutte le sementi di piante a prodotto vegetativo sono state selezionate perchè non vadano a seme facilmente, quindi l'influenza della luna è trascurabile e insignificante.

Riprovo e aggiorno: in effetti il problema della Luna sta prima di tutto nel verificare “il fatto”, perché come è già stato fatto notare non è che si possa travasare o imbottigliare “lo stesso” vino con la luna o senza. Anche volendo contare solo i giorni di transizione fra luna calante e luna crescente o viceversa, siamo in condizioni – se “tradizionali” – di estrema instabilità del vino giovane, da poco non più mosto, e in condizioni stagionali altrettanto instabili. Nelle grandi cantine “industriali”, soprattutto dove si pastorizza o microfiltra stretto il prodotto da imbottigliare, il problema non si pone, ma nelle vinificazioni in piccoli contenitori da qualche ettolitro, l’attenzione alle condizioni climatiche circostanti quando si va a operare attorno al vino non ancora imbottigliato rimane importante. Il vento, per esempio: non in sé, ma in quanto indica uno sbalzo di pressione atmosferica che può alzare le fecce più fini, quando ci sono, ma anche i lieviti stessi, che se ossigenati potrebbero trovare una nuova vitalità, desiderata o imprevista. Quindi, probabilmente la norma con cui non si travasa o s’imbottiglia quando c’è vento è fondata, sempre parlando di certe condizioni “tradizionali”. Il fatto della Luna è certamente legato al rispetto degli antichi calendari agricoli, il fondamento stesso della necessità di compilare calendari sempre più esatti da prima che Romolo e Numa Pompilio mettessero mano a quello da cui il nostro discende, e da lì poi son discese le tante cose di cui il Guidorzi ci ha illuminato...

Oh! Il discorso sul vento, gli sbalzi di pressione e gli effetti su fecce fini e lieviti non gli piace proprio, al nostro simpatico antispam eh...

Tutte le credenze, le tradizioni, i detti sulla Luna si conservano identici o si modificano nell'emisfero australe? cioè: "Paese che vai, usanze che trovi" o sono globalmente e uniformemente distribuite?

Le fasi lunari corrispondono ma la frase mnemonica "gobba a levante, Luna calante - gobba a ponente, Luna crescente" dovrebbe invertire il riferimento, vero?

non ho letto tutti gli interventi, e mi scuso con tutti, ma vorrei dare un piccolissimo contributo, forse inutile, come dilettante vinificatore. Da circa 5 anni possediamo in sabina un oliveto e un vigneto posizionati a circa 550 mt slm, essendo cittadini e non coltivatori, abbiamo chiesto a destra e a sinistra informazioni su cosa e come fare per ottenere risultati migliori dalle nostre coltivazioni. Il risultato? Gli olivi vanno concimati ! Le viti vanno "stressate", solo cosi producono uve più zuccherine e profumate, e come si stressano? piantandole vicine, dando pochissimo, pochissimo letame. Troppo concime addirittura causa malattie alla pianta e non migliora il vino, anzi lo rende cattivo. Forse è per questa ragione che la pratica biodinamica è particolarmente valida nel caso dell'uva, non aggiungendo fertilizzante se non in minima quantità, non può rovinare il vino. Se poi, pensando male, ci si chiede perchè sempre più aziende producono "vino da coltivazione biodinamica", forse la risposta ce la possiamo dare in termini di marketing: c'è un mercato!

A tutti coloro che sono interessati alla questione "influenza della luna sull'imbottigliamento", segnalo che quattro anni fa c'è stata qui una lunga discussione sull'argomento. Andate a leggere. http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/01/07/il-vino-pastorizzato/comment-page-1/

L'ottimo bacillus (che si avvalse benignamente anche della mia modesta collaborazione quale traduttore) analizzò a fondo uno studio scientifico francese (“Etude de l’hypothèse d’une corrélation entre les cycles astraux et l’activité fermentaire des levures œnologiques” pubblicato dalla Revue Française de Oenologie) e postò acute riflessioni sul caso. Di passaggio segnalo che, a quei tempi, anche bacillus scriveva post non precisamente brevi, ma sempre assai apprezzati soprattutto dagli ignoranti come me .

Grazie Franco Cifatte, e' stato proprio un bel revival: mi e' sembrato di rientrare al bar del paese dopo molto tempo passato altrove, ed era davvero un buon feeling. Ribadisco, straordinario come tutte le vecchie tecniche 'naturali' finiscano prima o poi nel soprannaturale..

dalle mie parti una buona metà dei contadini non crede agli influssi della luna.

Personalmente nel mio orto non ne tengo conto, rischierei di non raccogliere, lavorandovi quasi solo i fine settimana. Se un fine settimana buono per la luna non ci posso lavorare per il maltempo dovrei aspettare la luna successiva, coè un mese. E comunque dei raccolti non mi posso lamentare.

Maria: guarda Paolo, che bella luna! Paolo: perché, devi imbottigliare?

Anni fa lessi un libro che citava anche le relative fonti originali (studi scientifici). C'era, documentata, per alcuni semi una germogliabilità del 5% superiore con la luna. Nulla di più.

Mi sovviene che più di 40 anni fa all'università di Milano uno studente di chimica fece una tesi sull'influenza delle fasi lunari su alcune reazioni chimiche. Nulla. Per non sconfessarsi totalmente la tesi terminava: non si può escludere....

Se ben ricordo, la cosa non è stata mai totalmente e inconfutabilmente e assolutamente e incontrovertibilmente e recisamente e indefettibilmente e radicalmente e.......apocalitticamente stabilita! Si vedrà, anche se io sono scettico, ma mai dire mai...... . Saluto Antonio, carissimo amico. e non nascondo il piacere di ritrovare Skeptical, la cui intelligenza sobria e veloce mi ha sempre affascinato. Con una certa invidia comparativa, per entrambi. Che abbraccio.

"piantandole vicine, dando pochissimo, pochissimo letame"

Vi è della scientificità sull'assunto che hai tramesso e che io ho trascritto.

Infatti per fare il vino ci vuole dello zucchero che fermenti e si trasformi in alcol (Zucchero x 0,6 = gradi di alcol). Se tu concimi capita che auemnta la vegetazione diventa lussureggiante, ma più vegetazione significa anche più acqua che circola nella pianta dunque succhi più diluiti e concentrazione in zucchero minore, vale a dire ottieni una soluzione acquosa (il vino in definitiva non è altro che questo assieme a tanto altro) con meno gradazione alcolica. Infatti esiste la pratica di far appassire l'uva prima di vinificarla, ad esempio si applicava per fare il Chianti e si chiamava "governo alla toscana". Se le pianti fitte allora le metti inconcorrenza per l'acqua e ne entra meno in ogni pianta.

Nelle viti la sostanza organica in eccesso è dannosissima, primo per quanto detto sopra, ma poi ti scombussola gli equilibri interni della materia prima e quasi sicuramente il vino non si conserva, come minimo ti prende una malattia che è il "filante", cioè il vino quando lo versi ha consistenza oleosa e nel versarlo lentamente fa il "filo" (ecco il perchè del nome). Se poi lo metti in bocca la palatabilità è talmente schifosa che lo sputi subito. Non è che abbia cattivi sapori particolari, ma l'avere una consistenza oleosa è disgustante. Quindi un buon viticoltore nella concimazione sta sempre molto attento al limite guarda più i microelementi concimanti che i macroelementi.

Con la prima meccanizzazione in campagna, gli agricoltori erano usi mettere gli attrezzi dotati di motore a scoppio in cantina e poi li avviavano e li lasciavano riscaldare fermi in cantina e poi si lamentavano perchè avevano il vino torbido o il loro vino si "ammalava".

la discussione continuerà ancora per secoli, tuttavia quello che si è sovrapposto oggi sono le pratiche enologiche moderne, che sono divenute di gran lunga un modo di surclassare le eventuali piccole influenze della luna. L'unico "astro" che può avere un certo influsso.

Non mi si dica però che dobbiamo tornare indietro perchè ricominceremmo solo a bere male.

OT: il 26 febbraio Carlo Petrini presenterà il suo libro a Brescia. Con il patrocinio delle autorità comunali (sindaco orgogliosamente presente in aula) il signor Petrini ci racconterà la solita tiritera: no ogm, biologico, biodinamico, biolibertà, bioecc..

Non c'è nessuno dell'allegra combricola (Bressanini, Guidorzi, quelli di Salmone.org, ecc.) che abbia voglia di proporsi come "competitor" presenziando alla conferenza?

…anche se l'eventualità di un confronto con una platea di biofidelizzati e biocontenti fa balzare subito alla testa il pensiero che il gioco non valga la candela…

http://www.desbrescia.org/carlo-petrini-racconta-il-nuovo-libro-brescia/

io sono un membro dello slow food, anzi, sono coinvolto nella condotta di Rieti, e ci tengo a dire che lo slow food andrebbe ringraziato comunque per quanto ha fatto per la salvaguardia della piccola trattoria locale in tempi in cui il fast food imperversava e le trattorie chiudevano. Poi ha fatto di più, difendendo alcune tipicità che, senza il megafono dell'organizzazione, sarebbero state destinate a scomparire, visto che non avevano un mercato, alcuna visibilità e il contemporaneo disinteresse dei politici nostrani . Detto questo si può criticare, è giusto e quindi auspicabile, ma non si può dimenticare che difendendo anche il piccolo produttore si difende contemporaneamente tutto un settore produttivo che, pur rappresentando larga parte dei coltivatori italiani, è privo di "santi in paradiso". Poi se qualcuno vuole coltivare biologico, biodinamico o altro, che male ci può fare?non si può essere talebani, nè in un modo, nè nel contrario.Oppure si?

Vedi slow food se si limitasse a quello che tu dici niente da eccepire, e che va oltre ed impone che l'agricoltura italiano non si smuova da un clichè che rende e renderà disastrosa la nostra bilancia alimentare, dimenticando che ben presto l'accaparrarsi il cibo diverrà competitivo.

Non si può portare in palmo di mano certe nostre specificità e dimenticare di dire che esse sono tali grazie a materie prime prodotte all'estero e che noi importiamo. Petrini non può tacere che la genetica nazionale non esiste più e che noi siamo tributari al 100% delle sementi che seminiamo dagli USA e che questi non sempre ci faranno le sementi adatte ai nostri climi ed alle nostre esigenze o lo faranno solo se paghiamo il dovuto.

Facile imbonire la gente con ciò che questa si vuol sentire dire, bisogna informarla anche laddove è ignorante (nel senso di conoscenza di tutte le sfaccettature dei vari problemi)

Ah se Brescia potesse assaporare anche per una sola ora la saggezza di Guidorzi…

Guido, innanzitutto grazie per le risposte, ma non ti sembra un pò contradittorio il fatto di cui tu ci informi "dipendiamo al 100%dai sementifici usa" e la totale mancanza di un progetto italiano a proposito di agricoltura, anzi, peggio, si chiude a Rieti, nel generale silenzio, l'Istituto Strampelli! a Rieti che è stata la culla delle ricerche sui grani, grazie a un tenace ricercatore italiano, Nazareno Strampelli, invece di farne un centro di ricerca, invece di proseguire l'opera e il progetto iniziato dallo Strampelli (http://it.wikipedia.org/wiki/Nazareno_Strampelli#L.27attivit.C3.A0_di_ricerca_a_Rieti) in un luogo ancora oggi con ampie possibilità agricole. Non sono certo che il lavoro di Carlo Petrini vada contro una via italiana all'agricoltura, cosi come sono certo invece che l'ostracismo tout court all'ogm non sia frutto di ragionamenti intelligenti, ma di irrazionale paura e, forse, di poca fiducia nel lavoro di un certo tipo di scienziati.Io, come accennavo, non posso non ringraziare Petrini per quanto ha fatto per alcuni alimenti, sopratutto quando, l'ho fatto ieri, posso addentare una pera, si una pera, la madernassa, di cui non conoscevo l'esistenza, e posso ritrovare il gusto di addentare una semplice pera, piena di sapore, contrariamente alla vastità di pere che trovo al supermercato (abate, william, conference, kaiser, etc) del tutto identiche nell'insapore, diverse solo nella forma. Non me ne volere, ma continuo a pensare che tante gocce fanno un mare, che tanti piccoli produttori possono produrre meglio di una sola enorme, attrezzatissima, tecnologicissima azienda agricola. Dalle parti mie, dove mi sono trasferito 7 anni fa, i piccoli produttori abbandonano, gli oliveti tornano bosco, i vigneti incolti fanno tristezza, i poggi dove fino a ieri l'altro si facevano piccole produzioni casalinghe sono ridotti a boscaglia, le greggi non pascolano più. Chi produrrà il cibo di prossimità nei prossimi anni?dovremo certamente dipendere totalmente dagli altri, da quelli più organizzati, che oggi abbassano i prezzi, ma che domani, una volta egemoni, detteranno le regole. Io non credo nel km 0, dato che la cucina italiana, come la conosciamo oggi, è frutto del contrario: da dove arriva il caffè, da dove il pepe, da dove i pomodori, le patate, i peperoni, il mais... la lista è lunga, lunghissima, ma dove vogliamo andare? dici bene, domani ci scanneremo sul cibo...ma non è stato sempre cosi?

x Guidorzi ok, mi sono sbagliato: Alberto !!!!

per non parlare delle penose condizioni in cui versa l'ex Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura di Roma, oggi incorporato nell'ancora piu' penoso CRA

Sì, ma quanto la deve far pagare la Madernassa il piccolo contadino che la alleva con tanta cura, magari in biologico così ci scappa il rischio che spesso non abbia proprio alcun raccolto da portare sul mercato? Se lo deve decidere il mercato, penso che una Madernassa all'anno sia già quel che una famiglia media italiana possa permettersi, e pure una tedesca, magari quelle del Qatar anche una mezza dozzina, a trovarle. Al di fuori dal paradosso, la piccola realtà contadina cui le nostre tradizioni ci hanno abituato (ed è dai tempi dei Gracchi che si cerca di costringere i contadini a rimanere sulla terra piuttosto che scappare nelle comodità cittadine, sto dicendolo un po' troppo spesso, temo...) non ha possibilità di sopravvivenza nemmeno se vende le sue produzioni direttamente al Sultano del Brunei: ha bisogno di "sostegni al reddito", "integrazioni", "sussidi", "contributi", "incentivi" e quant'altro. E', insomma, il settore più tutelato in un Paese che delle tutele e dei sussidi ci ha fatto la base sociale, ma tutto ciò significa burocrazia, perché i soldi non ti vengon dati a te povero contadino semplicemente per mantenerti vivo e produttivo, devi dimostrare a me Collettività come li impieghi e come li spendi, in un turbinio di vincoli su cui ci campa il quadruplo della gente che veramente lavora la terra. Son scelte politiche di spesa, tutto legittimo. Tranne vietare qualcosa senz'altro motivo che "l'idea non mi piace, e poi signoramia apri uno spiraglio e non si sa mai quel che può aprirsi dopo!" Ci pensiamo dopo a quel che potrebbe eventualmente succedere, intanto facciamo la Madernassa GM Bio (che allora potrebbe essere plausibile) e non pensiamoci più...

Chi lo andasse a dire a Emanuele che ogni mio post più lungo di due righe viene regolarmente imparpagliato dal curioso antispam...

...fortuna che ci deve essere il Boss semprallerta, oggi...

Poi, scusa sai Enrico: a parte il fatto che sei riuscito a fare un meraviglioso elenco di prodotti non-autoctoni (col riscaldamento globale arriveremo pure a fare il caffè e il pepe, non ne dubito, ma ora come ora dovremmo rinunciare al pepe e al caffè, per tornare al surrogato d'orzo o di carrube magari? Presidiati Slow Food naturalmente... ), ma perché per gli alimenti "di prossimità" non te li autoproduci? Il Carlinpetrini è lì che riparte con l'ennesima vaccata degli orti in Africa

http://www.lastampa.it/2014/02/18/societa/slow-food-coltiviamo-lafrica-con-mila-orti-L0KfMeQagKcxySuKzMFN4K/pagina.html

li vuol far fare anche in mezzo ai gas di scarico delle metropoli, quanto ci vorrà mai a riattare un piccolo podere e farsi tutto da sé come nei bei tempi andati?

Certo che è contraddittorio, anzi è demenziale. Io conosco la piana di Rieti da 40 anni. non so se tu lo sai, ma il primo zuccherificio italiano che abbia avuto una continuità e la cui ossatura architettonica esiste ancora, è quello di Rieti (1875), non per nulla Strampelli è andato a Rieti, vi era a quei tempi un'imprenditoria agricola all'avanguardia. Tutto è crollato perchè non vi è stata una politica agricola lungimirante.

Non solo ma non so se tu sai che a Borlaug è stato dato il Premio Nobel per la pace nel 1984 per aver fatto esattamente ciò che aveva fatto Strampelli mezzo secolo prima (I grani di Strampelli han fatto da base per i frumenti slavi, russi e cinesi ,che poi questi abbiano distrutto tutto rientra sempre nello stesso errore che abbiamo fatto noi, loro per ideologia, noi per dabbenaggine). Una nazione che aveva a cuore la SCIENZA (non per nulla la scrivo maiuscola) avrebbe almeno fatto presente al Comitato per i Nobel che un italiano aveva fatto le stesse cose e che se proprio proprio non gli volevano dare il Nobel alla memoria, almeno lo ricordassero nella motivazione. No niente di tutto ciò e sai il perchè? Strampelli aveva una colpa "indelebile" era stato l'artefice della battaglia del grano durante il ventennio e senatore nominato per meriti del Partito fascista (era l'unico che c'era....).

Ora lo vogliamo rivalutare, e come facciamo, creando il pane e la pasta di "grano antico" come se un essere vivente fosse un mobile che messo in magazzino si conservasse come tale. Ho un bel da fare io a spiegare che le varietà di Strampelli attuali non sono più le stesse di quelle del nostro "uomo vanto"; il perchè è semplice: non sono state mantenute in purezza (una varietà vegetale come il frumento tutte le volte che la riproduci subisce modifiche tutte negative e qualcuna positiva, ma se non c'è una selezione la positiva scompare). Se tornasse in vita Strampelli e lo si portasse in un campo moderno di Senatore Cappelli (una sua varietà) sai cosa direbbe: " ma non fatemi ridere, quella non è la mia varietà", cioè non la riconoscerebbe. Tuttavia i geni d'interesse che Strampelli aveva messo nelle sue varietà non sono andati persi, sono stati ripresi ed inclusi in tutte le varietà moderne, assieme ad altre qualità che mancavano e che rispondevano alle esigenze moderne (Esempio: la pasta una volta scuoceva ora non più).

Ecco Petrini è uno di questi che illude con i grani antichi ed illude voi che non potete controllare quello che dice. Io conosco la madernassa (è una varietà di pere tipica del Cuneense e non certo di Rieti) e tu me la definisci giustamente una varietà antica e per contro me la paragoni con varietà tipo: abate, william, conference, kaiser, sottintendole moderne.

Adesso però ti sto dicendo una cosa che ti farà saltare sulla sedia: la pera Williams è una varietà creata nel 1770 (guarda che non ho sbagliato a scrivere, è proprio 2,5 secoli fa), l'Abate Fetel è del 1866, la Conference è del 1885. Queste varietà hanno spazzato via le varietà più antiche che si perdono nella notte dei tempi (tutte le varie Butirre, le Decane) come le seguenti varietà moderne ( Lombocad, HarroW Sweet, Delwini, Delsavor e Angelys (1) faranno sparire le varietà "moderne" che mi hai citato.

Torniamo però alla "madernasse" che è una varietà citata per la prima volta nel 1908, ma probabilmente è un po' più antica, essa è derivata da seme dall'ecotipo Martin sec che però era (ed ora non fare un altro salto sulla sedia) A ED è una pera classificata come "pera da cuocere" e tale è rimasta, mica è cambiata. Che categoria sono le "pere da cuocere" sono una categoria di pere, che quando una volta la frutta era un companatico si potevano mangiare solo cotte perchè non avevano una maturazione idonea per poterla mangiare cruda. E se una volta la si classificava non buona da mangiare cruda bisognava dire che ci fosse qualcosa che proprio non andava perchè a quei tempi si mangiava di tutto e di più.

Ecco Petrini ha il brutto vizio di non raccontarla tutta,o perchè è un'ignorante in cose agricole o perchè ci fa...i soldi.

Questione OGM . il nostro germoplasma ( leggi risorse genetiche vegetali) così com'è non serve a nulla da un punto di vista economico, serve solo per una rassegna museale o per far diventare Petrini un "savant"; se se ciò che possediamo lo vogliamo far diventare economico dobbiamo usare lo strumento della cisgenesi (trasferimento di geni all'interno della specie e che la dabbenaggine,l' insipienzae l'ignoranza abissale di molti classifica tra gli OGM ).

1! Ricordati il nome di Angelys che una varietà del 1963 e che ha la caratteristica di una qualità organolettica superiore e di una conservabilità eccellente e farà man bassa di altre varietà. Ecco se vuoi mangiare una buona pera pianta Angelys e cava la madernasse.

Oddio, per carità, le mie erano osservazioni en passant... Ricordo benissimo - perché erano anche mie opinioni sull'efficacia del messaggio su un blog - le benevole "reprimende" dello stesso Dario verso chi era uso al copia-incolla. Infatti i miei post erano rigorosamente (e sgangheratamente) "opera unica", cosa che mi costava (e mi costa) tantissimo viste le mie scarse dotazioni comunicative. Mi chiedo se lo schema comunicativo che prevede una valanga di parole quasi infinita si adatti a trasmettere un messaggio in un contesto in cui, più che altro, prevale il confronto, più che il "calare dall'alto" nozioni, eventi, teorie. Con tutte le degenerazione che ne derivano, per l'amor d'iddio, ma siamo esseri umani no? Premessa. Io conosco personalmente Alberto, ci ho parlato assieme ed io e lui siamo perfettamente in sintonia. Incontri fugaci, ma lo stesso significativi, visto che, per dire, tra una parola e l'altra sgranocchiavamo pannocchie arrostite di mais GM . Premetto anche, e soprattutto, che il suo background di conoscenze in campo agrario è infinitamente più grande del mio. Ma voglio dire, se uno volesse sottoporre a verifica tutto quello che lui scrive nel corso di un dibattito, che mestiere dovrebbe fare? Perché è giusto adottare un atteggiamento scettico in quello che lui scrive, no? O mi sfugge qualcosa?

A proposito, se può interessare, mi presento. Mi chiamo Loris Groppo, sesso maschile, ho 47 anni, sono titolare di un diploma di Perito Agrario con specializzazione in Viticoltura ed Enologia. Dopo il diploma ed il militare, per dodici anni sono stato responsabile di produzione per aziende vitivinicole piccole-medie-grandi. Ora sono uno sviluppatore di software gestionale e nel tempo libero (sigh) conduco un'azienda vitivinicola di 4 ha nel Friuli Orientale. Segni distintivi: non sono ricco.

Sottoscrivo quanto ha scritto Alberto su Slow Food. Dopo essere stato Socio Sapiente per una decina di anni, mi sono sfilato per contrarietà su molte prese di posizione sia di Petrini che di Burdese. Una organizzazione che vuole difendere i piccoli contadini di tutto il mondo, considera 10 milioni di piccoli contadini indiani ed altrettanti cinesi dei deficienti perché si ostinano a coltivare cotone OGM, rischiando ogni giorno il suicidio, mentre la Vandana Shiva, che conosce l’agricoltura meno del mio postino, ne è diventata vicepresidente.

A Slow Food vanno indubbiamente molti meriti, ma ultimamente sta privilegia troppo delle ideologie stantie e si sta trasformando in una grande e ben organizzata agenzia pubblicitaria.

Riguardo l’influenza delle varie fasi lunari sul vino, facendo dei ragionamenti “terra terra”, mi chiedo come possa funzionare. Con la luce no perché il vino (almeno a casa mia) lo travaso in cantina dove l’unica luce è quella della lampadina. In ogni caso la luce lunare, anche nel suo massimo splendore e cioè durante un plenilunio invernale primaverile e al perigeo, è pur sempre 450.000 volte inferiore a quella solare. Con la forza di gravità no, perché ci troviamo sempre in cantina, in mezzo a masse fisse e mobili ben più influenti: una zanzara che passa, (per non parlare di mio cognato che mi aiuta, ed è più di 100 kg) ha una forza di gravità molto superiore a quella della luna.

Riguardo ai parti è oramai accertato che non funziona. Anni fa il CICAP di Torino ha fatto una valutazione statistica sulle date di centinaia di migliaia di nascite e le ha confrontate con i cicli lunari. Nessuna differenza, se non l’aumento dei parti (cesarei) durante il venerdì, per venire incontro al personale ridotto durante il fine settimana.

Accidenti, nel frattempo mi è venuto in mente uno slogan. "Se vuoi essere credibile renditi falsificabile". Bello, no?

prego, io non faccio copia incolla. Riprendo ogni tanto, copiandole dal mio archivio, cose mie, fatte per altri scopi che sono le riviste di cui sono collaboratore e che quindi non posso accontentare con due righe in croce. Inoltre le propongo se reputo che siano in tema e possano interessare. Io mi diverto più a studiare che partecipare ad un blog. Tu mi dirai, perchè lo fai allora? Semplice, perchè ho la presunzione che il mettere a disposizione ciò che ho appreso sia un'opera utile di divulgazione. Quando mi accorgerò che il farlo rompe le balle smetterò e giocherò di più con i 4 nipoti che ho.

Dirò di più, la mia collaborazione qui sui blog che con le redazioni delle riviste, forse sono presuntuoso a chiamarle così, in termini di esborsi monetari mi costano solo ed in tasca non mi viene altro, qualcuno mi ha già detto che sono un coglione e quando ne sarò convinto anch'io la smetterò.

Petrini e tanti altri come lui si porta dietro la clac e per giunta ideologizzata (che è la peggiore) quindi far 100 km per vedermi impedito dal fare interventi organici ed argomentati (che evidentemente richiedono un minimo di tempo) non me la sento per una serie di motivi ed il principale è che dovrei dar ragione a mia moglie che ormai, avendomi accompagnato parecchie volte in questi contesti, mi dice: "ma non l'hai ancora capito che è come dare la biada all'asino... per bene che ti vada, ti scalcia".

Anch'io immaginavo una situazione del genere. Mi basta la conferma di uno che ci ha già provato. Grazie comunque per aver preso in considerazione la proposta.

Se non c'è qualcuno che impedisce alle virosi di distruggere la produzione della banane plantains (una delle fonti di amido dei poveri dei paesi tropicali ed equatoriali, i ricchi di questi paesi mangiano le banane, ma solo quelle da dessert e dopo aver mangiato una bistecca anche se OGM...) o non renderà la manioca anche pianta con un po' di proteine dentro, la fame e la sottonutrizione dei contadini che praticano l'agricoltura famigliare non si risolve.

Dato poi che questioni genetiche come queste si possono risolvere solo andando a prestito di geni da altre specie, cioè creando PGM, ma sicuramente le multinazionali certo non lo faranno (hanno contribuito a creare il Golden rice solo obtorto collo e solo quando hanno capito che poteva essere una buona arma per spuntare le frecce dei panciuti e satolli ecologisti occidentali) quindi lo devono fare le organizzazioni filantropiche portando il sapere necessario per applicare le biotecnologie in questi paesi.

Però senza lo strumento delle biotecnologie, compresa la transgensi, nessuna soluzione è possibile. La genetica classica è impotente ed in più ha tempi che non corrono parallelamente alla crescita demografica. L'accelerazione dei tempi è essenziale, se per sfamare 4 miliardi di gente in più ci abbiamo messo più di un secolo ora per sfamarne 3 miliardi in più dei sette che abbiamo adesso e per corrispondere alla richiesta di più cibo e più variato che ci proviene da più della metà dei 7 miliardi attuali, abbiamo solo 30 anni di tempo. A meno che il problema ce lo risolvano le guerre, i genocidi e le pestilenze!

...e tanto per dire, volendo davvero non abbandonarmi in polemiche, vedo qui sopra un post in cui si parla di "filante", come se fosse un pericolo comune. Si tratta invece di qualcosa che semplicemente ai giorni nostri non esiste, una malattia debellata di fatto da tutta una serie di condizioni operative oggi del tutto normali. Beh, sapevatelo. E fate pure presto a falsificarlo.

mi dispiace polemizzare con te, ma te le tiri, mi pare che ci siano alcuni giorni del mese nei quali devi attaccarti a qualcosa, cosa strana per uno di sesso maschile.

Non puoi portare il filante fuori dal contesto nel quale ne ho parlato. Falsi tutto. Enrico che non è un agricoltore, ma un appassionato della terra ha portato un esempio di saggezza contadina nel coltivare la vite ed ha detto che il consiglio ricevuto era di non letamare le piante di vite (pratica non strana un tempo, quando il vino era un alimento ed era "la benzina" del motore umano e quindi più se ne faceva e meglio era), al che io gli ho spiegato il motivo scientifico della giustezza del consiglio ricevuto.

Perchè secondo te, se si vinificasse come una volta, vale a dire pigiatura, fermentazione in tino con cappello asciutto, permanenza della fermentazione in tino per tempi lunghi, recipienti malsani, non credi che il filante o lo spunto o la fioretta non saltino fuori anche oggi? Non credi che se le uve di lambrusco della fertilissima pianura padana si vinificassero anche oggi come ieri ,invece di far confluire l'uva alla cantina sociale, non si presenterebbe qualche caso di filante? Io credo proprio di si.

Per la stessa ragione sembrava che la tubercolosi fosse sparita, invece eccola rispuntare

Avrei una domanda. Faccio riferimento a quanto riportato da Emanuele due giorni orsono e cioè che il vino biodinamico si differenzia dal biologico per il diverso disciplinare di vininificazione. Nella vinificazione del vino biodinamico, dato il disciplinare così restrittivo, si riesce a contenere la presenza di ammine biogene?

da un pò di giorni sono bombardata su Facebook con la storiella di Emmanuel Gibulot, un viticoltore biodinamico condannato al carcere e ad una multa la storia mi ricorda un po’ quella di Schmeiser, l ’agricoltore contaminato dagli ogm ovviamente sono già partite petizioni ed una raccolta fondi!! non riesco a trovare informazioni che non provengano dai suoi sostenitori. Però leggendole mi sembra che il viticoltore sia palesemente in malafede. Qualcuno ne sa qualcosa?

[...] con qualche considerazione finale, dopo aver parlato prima di Steiner e poi descritto un esperimento controllato sull’effetto (inesistente) dei preparati biodinamici nella produzione di un vino Merlot. Prima però vorrei segnalare questo articolo della rivista [...]

Allora. La sostanza organica per la concimazione della vite è "dannosa" nella misura in cui è troppa, per cui determina un apporto eccessivo di azoto e quindi una intensa vigoria che a sua volta si traduce negativamente sulla qualità della bacca. Per contro, anche per la vite, un terreno dotato di sostanza organica non può che essere un fattore di produzione positivo, perché la sostanza organica (l'humus, insomma) dà struttura, trattiene meglio l'acqua ed i nutrienti. favorisce lo sviluppo di quella flora e fauna terricola che nel tempo apporta solo vantaggi alla vite. Quindi la concimazione organica può benissimo essere praticata in viticoltura, valutando naturalmente i casi (natura dei terreni, giacitura, età del vigneto, ecc. ecc.) Per contro NON esiste alcuna relazione tra la concimazione organica ed eventuali manifestazioni di "filante". Il filante è una proliferazione batterica dovuta certamente a pratiche enologiche assassine, ma senza alcuna correlazione diretta con la conduzione della vigna. Insomma, basta dare una sciacquata a vasche, tubi, pompe quando senti odore di aceto e la cosa è risolta.

continua, Alberto, non dare retta a bacillus,, che, nonostante quel che scrive di sè, sembra un vecchio arteriosclerotico incazzato. Almeno questa era l'idea che mi ero fatto di lui.

Anestesia, è una storia diversa. La regione dove questo viticultore opera ha emesso un obbligo a trattare i vigneti contro l'insetto responsabile della flavescenza dorata. Lui ha deciso di non farlo ed è stato denunciato; dato che è biodinamico, ha ricevuto il supporto di buona parte dei culdiburro francesi.

Più che con il canadese, il confronto puoi farlo con le epidemie di afta epizootica in Italia: interi allevamenti bovini sono stati massacrati e i capi sepolti in fosse comuni, ricoperti di calce.

In questo caso, quindi, basterebbe passargli i campi al lanciafiamme per risolvere il problema: purtroppo la legislazione francese è carente da questo punto di vista. Guidorzo dè Guidorzi potrà darti maggiori lumi sull'argomento...

Apprezzo molto le tue conoscenze, ma non accetto che mi si metta in bocca cose che non ho detto, tipo che le pere che ho citato sono "moderne", in realtà ho solo cercato di esaltare il risultato ottenuto con la madernassa, che so bene che è piemontese, piena di sapore, contrariamente a quanto si trova al supermercato. Non capisco perchè non si voglia accettare, e il discorso vale per altri intervent (Zed)i, che il piccolo coltivatore è vessato, non aiutato, altrettanto non riesco a capire perchè non sia lecito per un piccolo produttore mettere sul mercato prodotti agricoli più costosi, permettendogli cosi di realizzare il giusto riconoscimento ECONOMICO per il suo lavoro. Forse ci scandalizziamo se altre tipologie di cose, dal telefonino all'abito, hanno prezzi diversi e diverse fasce di utilizzatori, con diverse possibilità economiche e quindi di acquisto?no di certo, non è che tutti andiamo a comprare vestiti all ovviesse, qualcuno comprerà pure jeans da 400 euro, magari già prestrappati. Quanto al km 0 mi sembra non si sia capito il mio post, che è a difesa della cucina italiana cosi come è, cioè frutto di migrazioni, commerci, importazioni e scambi. Non è una cucina FOSSILE, è cosa viva, varia in continuazione, ed è giusto cosi. Sulla cecità e incapacità dei nostri politici, poi, è inutile dilungarci... Purtroppo non ho madernasse nel mio terreno, in ogni caso non le caverei: sono ottime, però se riesco a trovare le Angelys che citi, proverei senz'altro a piantarle.Quanto alle martin sec, avendone ricevute un discreto quantitativo da un amico le ho cotte, sia dolci con il vino rosso, sia salate in un risotto, e il risultato mi è decisamente piaciuto. Piuttosto nel mio campo c'è un pero che fa dei frutti piuttosto simili alle decane, come forma e come dimensione, con una carne bianca e consistenza croccante...ne ho fatto delle composte, dato che a mangiarle cosi, restano un pò agre e dure. Non le ho fotografate, lo farò a ottobre, quando saranno pronte, ma sapresti ipotizzare di quali pere si tratta? non mi offendo se mi mandi a quel paese, capisco...

grazie Chino, più che altro le analogie a cui mi riferisco sono per lo strascico di disinformazione caxxara che ci fiorisce intorno

Enrico Blasi, è il mio discorso a non esserti molto chiaro (oltre allo pseudonimo, che Zed era un altro ): i piccoli agricoltori sono vessati sì, ma dalla burocrazia, che in una piccola azienda non è molto diversa da quella per una grande azienda. Sono vessati pure dai controlli della Forestale come da quelli della Finanza come da quelli (pure peggiori) delle "Guardie rurali volontarie" o come si chiamano in giro per l'Italia. Altrimenti sono assistiti e coccolati e viziati come e più di tutti gli altri italiani, che infatti non sfuggono dalla inveterata abitudine di lagnarsi in continuazione della mancanza di elemosine istituzionalizzate. I contadini in questo sono fra i migliori: in dieci anni di lavoro da ispettore biologico dalla Liguria alle Marche e in trenta e passa da quando mi iscrissi all'università e cominciai a frequentare coetanei provenienti da realtà contadine dalla Calabria al Trentino, io di miseria vera non ne ho mai vista, di lagnistei ne ho sentiti da qualsiasi parte. Comunque, in sintesi per cercar di essere chiaro: senza aiuti e sostegni il prosciutto italiano più scarso verrebbe venduto in boutique a un centinaio di euro al chilo, un pacco di pasta italiana (se passasse la proposta dei coltivatori di etichettare come pasta "italiana" solo quella prodotta con grano italiano) cinque o sei euro al mezzo chilo e così via, a costi e prezzi di mercato intendo. Quanto al fatto che la "cucina italiana" non sia fossile e frutto di dinamismi, acquisizioni e scambi nel corso dei secoli e dei millenni, appunto: cosa c'è da "difendere"? La cucina tipica italiana di tre secoli fa non comprendeva pomodori, melanzane, patate etc; quella del secolo prossimo probabilmente avrà aspetti ora tipici di quella cinese o indiana, e magari ci sarà pure un clima tale da avere il "nostro" caffè e il "nostro" pepe, per rimanere negli esempi di ieri, finalmente a km 0...

caro zeb, e chi ha parlato mai di miseria, certo non si può negare che la vita da contadino sia piuttosto dura...che il lavoro dei campi sia sottostimato... poi che i salumifici, che non sono certo dei "piccoli coltivatori", godano di aiuti, non fa che confermare: i piccoli schiattino pure, i grandi...aiutiamoli. la polemica sulla italianità della pasta italiana, ma non solo di quella, trae origine da un articolo del new york times, non dai coltivatori italiani e non certo dai grandi marchi, che comprano le materie prime dove più gli conviene. Sulla cucina italiana, poi, non si può negare che se le trattorie avessero chiuso sotto l'attacco dei fast food...

Non so a quale articolo del NYT ti riferisci, qua son le solite associazioni di consumatori supportate dalla Coldiretti che vorrebbero la solita furbata, sorretti dai produttori che vedono un metodo per spuntare prezzi più alti.

http://www.ilfattoalimentare.it/pasta-italiana-origine-divella.html

Per il resto, che vuoi mai: la prima vera regola dell'Economia è che soldo chiama soldo, e piuttosto che sussidi a pioggia meglio finanziamenti robusti a chi è in grado di utilizzarli per crescere, ma per l'appunto sono legittime scelte politiche, finché ci sono i soldi. E infine, perdonami, ma che ci sia mai stato un sia pur minimo rischio che le trattorie chiudessero "sotto l'assalto dei fast food" è la menata del secolo, tirata fuori dalla stessa stampa della "fragola-pesce" o del "cibo frankenstain"...

no, mi dispiace, ma io c'ero ed è vero che le trattorie erano diventate "da sfigati", poi, grazie a "osterie d'italia", sono diventate trendy, cioè fighe e infatti si sono moltiplicate, per il gaudio di chi, come me, fa km per mangiare qualcosa di interessante.

Dieci anni di trattorie di montagna appenninica, e ti assicuro che nessuno ha mai pensato di chiudere per via dei fast food né ha visto un solo cliente in più per via del patacchino "Osterie d'italia". In pianura magari è un'altra cosa...

di quale appennino parli? di quello emiliano? di quello toscano? o si tratta di romagna? è chiaro che dove le trattorie fanno parte della tradizione, queste riescono a "tenere", ma nelle città i giovani percepivano le trattorie come "muffa del passato", quindi tutti al fast food. Oppure la cucina figa era la "nouvel cuisine", hai presente? La novità è stata appunto renderle fighe, pubblicare l'elenco di tutte le esistenti, creare un movimento d'opinione (slow food è un associazione), che certamente ha dei limiti, ma anche molti pregi. Se poi non li vogliamo vedere... Io sono un fotografo pubblicitario di food, cibo, cucino, compro e so cosa compro, e coltivo, da dilettante, circa 4 ettari di terreno, un pò so di cosa si parla quando si parla di agricoltura e di cibo. E' evidente che non sempre sono d'accordo con slow food, e neppure con chi avversa a priori l'ogm o al contrario lo beatifica, ma neppure mi posso sentire d'accordo con chi, sempre a priori, avversa opinioni diverse dalla propria. Se poi un giorno ti capita di passare dalle nostre parti ...sei invitato!

io comunque giro con la guida delle osterie di SF

Dario, mi fa molto piacere, si vede che non sei un talebano, e come potresti esserlo, da uomo di scienza? .

Sì Enrico, parlo dell'Appennino fra la Liguria e le Marche, con netta preponderanza di esperienza in quello bolognese e modenese. E in quanto bolognese (un po' spurio ma non c'entra) la farò balanzonamente un po' grossa, però negli ultimi trent'anni la maggior parte degli studenti fuori sede ha scelto l'Alma Mater per via della fama (ancora valida, da quel che posso vedere) di "Città delle Osterie". Da qui l'immane quantità di fuoricorso e di facoltà cambiate in corsa (da Ingegneria a Medicina, per dire: è che dopo dieci anni di fuoricorso e osterie, medice cura te ipse è il motto ). Dopodiché percarità: il primo fast food a Bologna aprì nel 1980 se non sbaglio, di fronte alla stazione e si chiamava Ping Pong, poi aprì McD nella sede storica all'incrocio fra Via dell'Indipendenza e via Ugo Bassi (le main street assieme a via Rizzoli dove c'era un Burghy che adesso ha chiuso): tutti posti simpatici se hai molta fame e pochi soldi in tasca. Quel che ho da rimproverar io a queste catene di fast food è che cercano americanamente di inseguire i gusti dei Paesi dove aprono, così che se uno vuole mangiare un "vero" hamburger se ne deve andare a New York...

si, ricordo varie osterie a bologna, sotto i portici, negli anni '70...in una se ben ricordo ci ho visto un guccini pre celebrità, non mi ricordo se si chiamava osteria delle dame, o altro. boh, comunque, gran bella vita a bologna...sarà che avevo 22 anni!

Sì, dopo aver smesso di fermare i temporali a colpi di rutti su a Pavana (sentito dir da lui pirsonalmente di pirsona, eh!), Guccini si rifugiava all'Osteria delle Dame, in quegli anni là, un po' prima dei miei...

Riconoscere una varietà da quello che mi dici è impossibile.

Vi è un dato di fatto, vi è chi come te ed anch'io si possono permettere di mangiare le pere sotto la pianta, vi sono di quelli, invece, che non lo possono fare e devono andare dal fruttivendolo o al supermercato se vogliono mangiare pere. Qui certe pere o mele o altra frutta non la possono mai trovare perchè non sopportano i passaggi della filiera, la conservazione in frigorifero e anche l'aspetto visivo e attrattivo è una componente che chi vende frutta guarda. Quindi non mi si venga a dire che certe varietà di pere non hanno una diffusione perchè vi è un "grande vecchio" che le boicotta. Se la madernassa fosse tanto richiesta andrebbero a gara a venderla, se non lo fanno è perchè il consumatore non le richiede (chi vuoi che cuocia delle pere oggi?), mentre le Abate Fetel lo fanno perchè rispondono alle esigenze della distribuzione , della conservazione e della bontà organolettica richiesta

Vi è un contadino che si vuol dedicare alle produzioni di nicchia? Lo faccia, nessuno glielo impedisce è solo il mercato di prossimità o non che lo deciderà. Quello che non capisco è perchè sono eroi gli agricoltori che curano una nicchia e non lo sono alla stessa stregua quelli che curano il mercato di massa. Ora Slow food vorrebbe creare un mercato artificiale che va contro a quello che la maggioranza dei consumatori ha creato come unico arbitro tra offerta e domanda. Si vorrebbe che il coltivatore di nicchia se le regole dell'economia gli danno torto debba essere fatto vivere con sovvenzioni perchè qualcuno stabilisce che coltivando madernasse è una attività socialmente utile. Per me è socialmente utile coltivare anche pere Williams e Kaiser.

Agli agricoltori professionali certe filiere non interessano perchè permetto solo un volume di produzione troppo limitato e che s'intaserebbe quasi subito. Se il mercato evolverà inm modo diverso vedrai che gli agricoltori faranno le loro scelte congruenti.

Io ho comprato la prima pubblicazione di Osterie d'Italia e quando mi è capitato di usarla, non sono mai stato imbrogliato.

mai in nessuno momento degli ultimi 30 anni le trattorie hanno rischiato di chiudere... la realta' e' che slow food ha creato (un po' come disney) un mondo inesistente... da cui ha tratto vantaggi enormi... politici ed economici. amen! nella mia citta', Torino, l'unico momento nel quale la cucina "tradizionale" ha rischiato di scomparire non e' stato sotto i colpi di mcdonald, ma sotto l'invasione delle pizzeri, trattorie toscane e meridionali. nel resto della regione sono sempre state lì, alcune buone altre meno buone.

Le osterie tradizionali di Bologna erano postacci nei quali oggi nessuno oserebbe mettere piede. Peraltro, almeno per il contado, era uso portarsi seco il mangiare e l'oste come attività primaria mesceva il vino. Vino che oggi nessuno oserebbe bere. L'Osteria del Sole di Via Ranocchi è forse l'unica che assomiglia in qualche maniera alle vecchie osterie, anche se la gestione del secondo novecento, rompendo la tradizione, ha introdotto il consumo di vini di buona qualità. Per accompagnare il vino gli osti fornivano uova bollite e il pane lo si comprava invece da Atti che è proprio quello che trovate quando uscite da Eataly. E' curioso che il non luogo farinettiano offra eccellenza bolognese solo nel momento in cui si esce dal suo negozio. http://emilianoromagnolinelmondo.regione.emilia-romagna.it/storia-e-cultura-della-regione/sezioni/storie-dalle-citta-e-dai-paesi/bologna-ci-vediamo-in-osteria/Testo_MolinariPradelli.pdf/view

Adesso mi indigno. L'antispam mi ha confuso con Zeb.

lo immaginavo, ma ci ho provato lo stesso. grazie comunque.Sulla faccenda delle pere quello che dici è giustissimo, tra l'altro mia moglie è originariamente di Carpi e suoi parenti coltivano pere, abate se non erro, che colte e mangiate li sono deliziose, mele pink lady che restano buone, anzi ottime, almeno fino a marzo. Le pink lady, se non vado errato, sono un incrocio tra le mele rosa e non so quale altra varietà, certamente sono frutto del lavoro dell'uomo, ingegneristico intendo, e almeno per quanto mi riguarda lo considero "progresso", contemporaneamente, però, apprezzo anche sapori di frutti ormai non più rintracciabili nei normali canali "di massa".Faccio male? è ovvio che un kg di pink lady costa circa 2 euro mentre un kg di limoncelle...almeno 5/6 euro. Ma è la logica di mercato, il minor quantitativo disponibile aumenta il costo...vale per tutto. grazie d

Come vuoi che possa dirti che fai male se io a casa mia (abito in campagna da sempre, nella casa degli avi che per 250 anni sono stati contadini anche se su terra di proprietà) ho piantato mele, pere, albicocche e uva di varietà antiche. Solo che ho una filiera corta e cortissima: corta quando prima di pranzo, vado a raccogliere pere e mele dall'albero, cortissima quando salgo sull'albero e vado a far concorrenza agli uccelli, mangiandomi le mele o le pere o le ciliegie di sommità (le più buone perchè hanno preso più sole) stando seduto su un ramo. Tieni ben presente però che io sono campato d'altro ed ancora campo d'altro, cioè non vivo con le varietà antiche. Se per caso dovessi dover vivere con il mestiere di frutticoltore, non pianteerei della varietà antiche ne di piante erbacee e neppure di piante arboree. I presidi Slow food non fanno campare la gente oppure campano perchè non è il guadagno la loro meta (si accontentano di aver di che vivere, ma facendo rinunce), ma perseguire un finalità individuale.

Allora cominciamo a descrivere gli alberi di queste piante di varietà antiche: divengono mastodontiche e quindi la raccolta oggi diviene impossibile, sono non potabili e quindi ti devi sobbarcare gli anni di carica e scarica alternati (cioè certi anni ne fanno a dismisura tanto da doverne buttare la metà e l'anno dopo non ne producono), sono buone solo quando sono in sovra maturazione, quindi o le mangi alla svelta oppure le puoi mangiare ottime solo sotto la pianta. Le albicocche buone le puoi mangiare solo se sono ben mature, ma il giorno dopo averle colte perdono consistenza e comincia la putrefazione. Chi compra le albicocche al mercato è un fesso, non sono conservabili e trasportabili e quindi mangia della porcheria, le pere di varietà antiche o non si conservano o maturano solo molto tardivamente.

La Pink lady o rose è una mela buonissima, ma si è dovuto ricorrere alla tardività, non solo ma quando le cogli sono di colore verde e poco zuccherine, devi lasciarle al sole a far prendere il colore e farle divenire zuccherine, non sopportano il frigorifero, quindi quando arrivi a fine marzo aprile cominciano a perdere la loro bontà (comunque ha 4 mesi di vendita e ciò è già sufficiente), ma tu di Pink LadY o rose durante tutto l'anno, come per le Golden delicious, non le trovi. Non solo, esse sono bellissime di aspetto, adattabilissime ai trasporti, ma hanno delle forti sensibilità ai bioaggressori (leggi più trattamenti). Solo ora stanno arrivando le varietà con incluse delle resistenze ai parassiti, ma sono il frutto di un miglioramento apposito.

Il miglioramento vegetale è frutto di scelte (tutte a sfondo economico) e di tanti compromessi in quanto la ricerca di un carattere da includere in una varietà (attraverso i meccanismi dell'incrocio) comporta il portarsi dietro anche altri caratteri non buoni, che poi vanno eliminati, ma intanto che li elimini devi stare attento che non ti diminuiscano anche i caratteri buoni. Se le varietà antiche sono state abbandonate è perchè non erano adatte a sopportare un miglioramento dei loro difetti, e dato che in molti casi erano tanti si è preferito soprassedere.

Le tecniche nuove di trasferimento di gene all'interno della specie o presi all'esterno, evitano tutti gli inconvenienti che ti ho riassunto nel paragrafo sopra. Ecco perchè io non sono contro alla tecnica della transgenesi a priori, sono per l'uso e la valutazione caso per caso.

Non so se lo sai ma sono riusciti ad ottenere pere e mele )OGM quindi) che non imbruniscono se tagliate e qui sarà solo il consumatore, in quanto è un OGM fatto apposta per lui, che farà da arbitro su questa innovazione.

si, ero a conoscenza delle pere/mele che non imbruniscono...a dire il vero anche di pomodori/ mirtillo, di cui sono curiosissimo: li assaggerei oggi stesso, nonostante siano ovviamente ogm. Complimenti per il frutteto, lo invidio molto.Qui in sabina i contadini hanno da tempo abbandonato i frutteti, cosi mi capita di fare passeggiate in boschi e boscaglie e trovarmi di fronte a ordinate file di piante, quindi presumibilmente exfrutteti, sopratutto mele, di varie forme e sapore, ma anche certi peschi che producono enormi frutti bianchi verdognoli, di gusto squisito e maturazione tardiva. Purtroppo i peschi stanno tutti morendo, si sa, la vecchiaia e l'abbandono...e a volte i boscaioli che tagliano il ceduo eliminano anche i vecchi, enormi, meli.Vorrei salvarne, anzi, impadronirmi, di qualche varietà più strana e gustosa... proverei con la margotta, cosa ne dici?

per enrico blasi e alberto guidorzi (che stimo moltissimo!) prima mi presento. mi chiamo ennio, vivo in friuli (colline orientali) e per diversi anni mi sono occupato di frutticoltura (in particolare di mele). da piu di un decennio lavoro per una azienda vitivinicola sui colli orientali e seguo i vigneti. complimenti a tutti per questo bellissimo forum che ho avuto la fortuna di trovare e di seguire ormai da diverso tempo. La mela Pink Lady, che è il nome della mela a club, (Cripps Pink il nome vero) è stata creata in Australia negli anni 70 dal sig John Cripps per incrocio tra Golden Delicious (1890 West Virginia) e Lady Williams (1935 Australia). Il clone che oggi pero si pianta si chiama Rosy Glow che rispetto a Pink lady colora di piu e su quasi tutta la mela(buone notizie per alberto guidorzi, visto che di verde sulla mela non ce nè solo una parte giallina)) In pianura in annate con autunni con limitate escursioni termiche giorno notte la percentuale di frutti ben colorati è limitata, cosa che non avviene in montagna (stessa cosa succedeva per i primi cloni di fuji) Bisogna fare piu stacchi naturalmente con questo tipo di mela per avere mele commerciabili. purtroppo, visto i genitori, non resiste a quasi nulla (eg ticchiolatura,oidio, afidi, etc) La mela Modi, sempre a club, è una varietà precoce (fine agosto), di un bel rosso acceso,croccante, che oltre che a essere buona(non parogonabile alla bontà e serbevolezza della Pink Lady a mio parere) resiste anche alla ticchiolatura e all'oidio. Non si conserva molto a lungo (ha sangue gala ...). le vecchie varietà sono interessanti per chi fa della frutticoltura un passatempo, un hobbie, ma, per molte ragioni che non elenco(problemi agronomici già evidenziati in altri post), non vanno piu bene oggi. rispetto alla viticoltura (che è ancora un po indietro) credo che si possono gia trovare buone varietà ticchiolatura e oidio resistenti, per chi vuole fare meno trattamenti ( non si troverà una soluzione a breve per i carpofagi purtroppo) e avere mele piu "naturali" (se posso usare questo termine!?) Per quanto riguarda il vino biologico o biodinamico ho molte cose da dire ma è meglio che lo faccia un'altra volta!saluti

Da enologo e produttore di vini biologici non posso far altro che ringraziare per questo ed altri articoli dell'autore, che fanno chiarezza su un fenomeno che prende a pesci in faccia la scienza, l'intelletto umano e gli sforzi di chi decide veramente di fare un prodotto più salutare, facendosi certificare da enti ben riconosciuti ed accreditati secondo le legislazioni.

Puoi margottare, ma anche innestare se hai piante di mele che non ti soddisfano, al limite se hai un melo a portamento ben sviluppato puoi fare un mosaico di varietà diverse eseguendo vari innesti con talee diverse. Tuttavia noto che molta gente parla di cibi salutari, sapori naturali, sapori antichi, ma poi quando gli chiedi di coltivare un orto e allevare piante da frutto cominciano i problemi. Io a quelli che mi chiedono informazioni dico che è possibile non trattare e non concimare, ma devono sobbarcarsi l'onere di seminare due per raccogliere uno, è il pegno da pagare, ma per hobby lo si può fare. Tuttavia per dirti come molte volte la gente si riempie la bocca solo, ti porto l'esempio delle piante selvatiche di mele e pere, ma anche di uva che crescono ormai lungo le rive delle strade poderali non più pulite dai ricacci. Ebbene vi è una pianta di mela campanina vicino alla mia azienda che cresce lungo una strada che è divenuta un luogo di footing e passeggio e che è sempre piena di piccole mele. Credi tu che si fermi qualcuno a coglierne una? Eppure sarebbe ottima non tanto da mangiare come frutta, quanto per fare la mostarda di frutta sul tipo di quella tipica di Cremona.

Raccontavo ai miei nipoti che quando avevamo la loro età lei mele su una pianta liberamente accessibile non arrivavano a maturazione perchè ce le mangiavamo immature in quanto la merenda una vvolta era sconosciuta e quindi tutto ciò che era commestibile ce lo sbaffavamo.

@giovanni in realtà questi articoli prendono a pesci in faccia chi, attraverso fantasie esoteriche e narrazioni accattivanti, pretende di prendere per il naso i consumatori vendendogli prodotti normali, se non peggiori del normale, a prezzi maggiorati...

io lo faccio ancora, qui da noi è pieno di alberi da frutto, meli, peschi, viscioli, ciliegi, etc, ormai inselvatichiti e quando i frutti sono maturi solo gli uccelli vanno a mangiarli, ebbene io quando è il momento mi faccio una passeggiata e vado a farne una scorpacciata.Nel mio terreno ci sono due meli, piuttosto grandi, che producono a anni alternati, piccole melette gialle molto aspre, che però facilmente si ammalano e cadono. Un pò ne ho consumate, non ne ho fatto la mostarda, come suggerisci, ma marmellate gustose e qualche risotto...quest'anno proverò la mostarda! Grazie per il suggerimento di innestare, ma quando si dovrebbe fare?credo che ormai sia tardi, vero?

E' un po' tardi, ma puoi tentare sottocorteccia a gemma o con marze di massimo una o due gemme. Stringi bene in modo da far combaciare intimamente portainnesto e marza.

Se vuoi fare la mostarda, tipo Cremona però, ti consiglio una varietà molto tardiva di mele ed a polpa dura e non prenderle troppo mature altrimenti nella manipolazione si spappolano. Se riesci fatti dare la vera essenza di senape e non quella sintetica che col tempo sparisce come effetto.

@dario, se puoi fa sapere a quelli di repubblica che le gestione grafica dei commenti, persino più ricca del tuo testo fa davvero schifo. Non si capisce nulla, le risposte di conversazioni differenti si accavallano tra di loro. Il risultato è che, da esterno, non si capisce dove sia iniziata una conversazione e si perde il filo del discorso.

uitko: eh, come se non avessi mai protestato! L'unica e' farsi sentire con il Diretur Cattaneo (sul suo blog), ma neanche lui viene molto ascoltato dai capoccia mi pare

[...] Comments In un suo post su Facebook del 21 febbraio, Nicoletta Bocca riprende un articolo di Dario Bressanini comparso nel suo blog su l’Espresso.Nell’articolo di Bressanini ad un [...]

uh signur per cambiare struttura del blog bisogna parlare con l'amministrazione generale...santa pazienza. Ecco perchè le società web mangiano in testa all'editoria classica.

ho letto con molto interesse l'articolato pezzo sul vino biodinamico, mandatomi oggi da mio fratello, anche lui scettico irridente. Naturalmente prendersi un po' in giro e' salutare, il buon umore tonifica. E puo' benissimo darsi che la scienza non riesca a trovare differenza alcuna tra la qualita' di un vino biodinamico e un altro vino "da supermercato".

Resta che io, da ex consumatore (sono astemio da dieci anni), ho molto apprezzato gli sforzi dei pochi, pochissimi, eroici vignaioli biodinamci, e compro prodotti con certificazione Demeter ogni vola volta che posso (qui ad Amsterdam, dove vivo, sono abbastanza comuni latte, burro, formaggi, frutta e verdura varia). Ne ho apprezzato e apprezzo il tentativo di ripristinare un po' di armonia tra essere umano e natura, il rispetto per l'ambiente e per tutto cio' che esiste, lo sforzo per attenuare l'uso della chimica in agricoltura.

Ma non per questo le scrivo, bensi' per condividere una riflessione sulla Scienza, quella con la esse maiuscola: non le sembra che siano molte, moltissime le aree in cui la Scienza non e' ancora riuscita a fornire spiegazioni convincenti? E pur in assenza di "prove", questi campi non cessano di sorprenderci e nutrirci con la loro inspiegabile presenza di verita'. Penso, ad esempio, ai sogni, alla spiritualita', alla meditazione e a tutti i sentimenti umani, a partire dall'amore. Si puo' misurare la misericordia? La si puo' fotografare, pesare, classificare? Eppure, che immenso ruolo gioca nell'umana esistenza!

Mi ha fatto sorridere lo scherno nei confronti delle "vibrazioni", ma e' un fatto che la scienza si confronta con la Materia e con cio' che e' misurabile, mentre lo Spirito appartiene giocoforza a un'altra categoria, che richiede uno sguardo diverso, basato sull'esperienza e non solo sul''analisi. E di Spirito Rudolf Steiner qualcosa aveva appreso.

Quanto sopra per dire che talvolta la Scienza ne guadagnerebbe da un approccio piu' umile alle cose che non conosce e non sa dimostrare, ricordando a se' stessa le proprie grandi lacune, gli errori e le proprie ambiguita' (come quando - il riscaldamento globale e' un bell'esempio - diverse interpretazioni degli stessi dati conducono a risultati opposti all;interno della stessa comunita' scientifica).

tanti scienziati tagliano le cose con l'accetta, anche quando c'è da cesellare, va bè, fanno del loro meglio. Comunque materia e spirito sono due aspetti diversi della stessa cosa, la divisione è artificiosa, nella nostra cultura iniziata da Platone, seguita dalla religione, rafforzata da Cartesio. Che ci siano tante cose anche semplici che ancora non sappiamo spiegare o descrivere è fuori di dubbio, ciò non ci esime dal continuare, con umiltà, a studiare la natura. Alcuni degli aspetti che hai citato si cominciano a vedere, o se ne vedono gli effetti, con tecniche di neuroimaging. Il fatto che la realtà sia estremamente complessa e gli scienziati siano in possesso di dati misurabili non li deve certo incoraggiare a "farla fuori dal vaso"

Ma è ancor più vero che c'è tanta gente che presa da un mix di esaltazione, ignoranza, ipersemplificazione, desiderio di allargare il proprio ego ed imporlo agli altri, innamoramento dei propri punti di vista, si inventa teorie magari in apparenza semplici, ma che non stanno in piedi. Costoro sono i più pericolosi. Lo scienziato di fronte a fatti che lo smentiscono fa marcia indietro, costoro vedono (anche per pigrizia o incapacità mentale che incoraggia l'ignoranza) o vogliono vedere solo i fatti che si adattano alle loro teorie.

Prima o poi bisognerà mettersi d'accordo su cosa sia "LA Scienza" e soprattutto "LO Scienziato", e perché uno strumento così semplice ma (purtroppo) rigoroso quale il metodo scientifico sia scambiabile e fin troppo spesso scambiato con ragionamenti apparentemente logici ma che fanno dell'illogicità il loro nerbo d'essere...

Buongiorno a tutti, purtroppo il mio commento arriva tardi, ma spero comunque in una risposta, soprattutto dallo stimatissimo Professore Bressanini.

In questi giorni è uscito il documentario "Resistenza naturale" che parla proprio di questo tema, trattandolo però a livello sociale, economico e politico.

Sono assolutamente a favore dei metodi naturali, anche per una scelta etica. Pur non trovandomi per nulla d'accordo con i metodi dei viticoltori biodinamici, penso che sia giusto sostenerli. Il vino è buono, l'ho bevuto e mi è piaciuto molto.

Scegliere il vino biodinamico oggi è prima di tutto una scelta politica, che si contrappone a tutto un sistema industriale e su larga scala.

Mi chiedo dunque: ha senso accanirsi scientificamente verso questo tipo di coltura, oppure ha senso comunque sostenerla, anche se non si approvano i metodi? Perchè fino a prova contraria, preferisco un vino del tutto naturale a un vino molto trattato, anche se per farlo seppelliscono corni di vacca sotto terra.

Spero di avere una risposta, grazie mille.

La mia etica è probabilmente un'altra (cerco di farne a meno, diciamo) e il vino "naturale" l'ho bevuto anche l'altra sera (di uno sloveno, adesso è molto di moda là) e mi ha fatto schifo per l'ennesima volta. Però s'è inventato un metodo per aprire le bocce di spumante molto intrigante, a bottiglia capovolta dentro una vaschetta con un arnese che m'informerò come si chiama, penso per evitare che lo spruzzo allo stappo copra le pareti. Se uno mi chiedesse di descrivergli quei vini dovrei spiegargli quanti difetti abbia e perché son stati considerati difetti finché qualcuno non ha deciso che son pregi, e temo che nel corso di una pacifica discussione con varie bocce in mezzo, l'inesperto interlocutore tenderebbe a darmi istintivamente ragione, quanto a "gradevolezza" del vino correttamente fatto con tutti gli ausili necessari contro uno a cui ci si è impediti di "metter niente". Poi, chiariamoci: si parla di mangiare e bere fra gente abituata a dir "ho fame" al primo solletichino sotto al piloro, il dibbattitto ci sta sempre...

Ahahah grande @zeb! Però secondo me un vino ha anche il diritto a essere cattivo. Mio nonno il vino lo faceva e non era un granchè... però era naturale. E' meglio bere un vino magari meno buono però del tutto naturale o un vino trattato? E idem per altro. Purtroppo non si può non uscire da un discorso puro di cucina, ci sono troppe cose in ballo. E' un po' come la pillola rossa e blu di Matrix, se me lo permetti... E comunque non mi è ancora capitato di bere un vino biodinamico cattivo, c'è anche da dire che non sono il più grande esperto di vini su questo pianeta!

Zott, e' per questo che si fanno gli assaggi in cieco: devi giudicare IL VINO, non chi lo ha fatto. Se fa schifo fa schifo, anche se tutela il paesaggio

Ogni cibo/bevanda subisce un "trattamento", non e' un termine negativo. E in questo contesto io giudico solo quello che metto nel bicchiere. il contrapporre "naturale" a "trattato" o "artificiale" etc. e' un trucco linguistico che abbiamo spesso trattato qui sul blog.

Non sono così d'accordo. Forse preferisco un vino schifoso, beh forse proprio schifoso no, ma comunque meno buono, a uno più buono, ma meno genuino e naturale (e vi prego, passatemi il termine per una volta, fatemi questa gentilezza). Come si fa a scegliere solo attraverso il gusto? Se quel vino sarà buono, ma sappiamo che è stato fatto in una maniera orrenda, sfruttando e inquinando, non siamo anche noi complici? E non ce ne deve importare, solo perchè è più buono? A me la carne piace molto, ma non la mangio. Non voglio che si ammazzino degli animali per sfamarmi. Per dire.

Quindi ben vengano le prove in cieco per determinare la bontà, ma che si fermino al puro campo del gusto.

Io invece non vedo l'ora di trasferirmi in campagna per poter ammazzare per conto mio polli e conigli (che le altre bestie di fattoria "tradizionalmente" son troppo grosse da scannare da soli, Legge a parte della quale posso pure trovar piacevole il fregarmene), ma non solo per un fatto di gusto: non si sa mai in questa vita cosa può capitare, e per non trovarsi nella spiacevole condizione di morir di fame circondati da tante cose nutrienti bisogna esser preparati a tutto. Poi se toccherà pure bere il vino rifatto coi piedi, ce se ne farà una ragione...

Ahhh! Mo figa che random che cià a volte st'antispam...

[...] biodinamici e raccontato come, a oggi, gli unici esperimenti scientificamente validi e controllati non abbiano mostrato alcun effetto riproducibile sulla qualità del vino prodotto da uve biodinamich... (il campo merceologico dove la Biodinamica “tira” di più e dove sono stati fatti più [...]

...beh, signori, a me basta dirvi che l'unica bottiglia di vino rosso che non mi ha dato alcun problema fisico-psichico, il giorno successivo, è stata quella BIODINAMICA...ho fatto l'esperimento in parallelo con una bottiglia INDUSTRIALE da supermercato ed una ARTIGIANALE (comunque oserei dire genuina e di un produttore consolidato)...ripetendo il confronto due volte in momenti diversi del mio stato di salute...e sempre bevendo la bottiglia intera! Ripeto, solo il BIODINAMICO (tra l'altro di sapore ottimo) è stato assorbito dal mio organismo in maniera tranquilla....solo una coincidenza? Mah...chissà... A proposito, non mi pronuncio sul vino Biologico, non avendolo inserito nel confronto, posso solo dire che a volte ho bevuto bottiglie meravigliosamente buone, a volte un pò meno, comunque mi sembra di ricordare che anch'esse non davano mai problemi organici al sottoscritto ed alla sua compagna. CONCLUDO: PRODURRE RISPETTANDO LA TERRA, I CICLI, LE API (già...le api), ECC E' COMUNQUE LA STRADA DEL FUTURO! Salutos

era forse scarso ad alcol?

È stato assorbito dal tuo organismo in maniera tranquilla, ma dai come fai a dire ste cose Secondo me ti fai condizionare da queste falsità che girano in rete sulla biodinamica e ti senti meglio quando bevi quel vino. Noi esseri umani siamo molto sensibili e magari stiamo male con una sostanza inerte per il nostro organismo, perché demonizzata da qualcuno. (effetto placebo)

Hai provato a confrontarlo invece che con un vino industriale da supermercato con un vino prodotto con metodo tradizionale ma più pregiato. Visto il prezzo del vino biodinamico magari il confronto sarebbe stato più equo. Anche senza scomodare il vino biodinamico, se bevi un vinaccio, il mattino dopo ti svegli con il mal di testa, ma se il vino è di buona qualità questo non succede.

Hai provato a confrontarlo invece che con un vino industriale da supermercato con un vino prodotto con metodo tradizionale ma più pregiato. Visto il prezzo del vino biodinamico magari il confronto sarebbe stato più equo. Anche senza scomodare il vino biodinamico, se bevi un vinaccio, il mattino dopo ti svegli con il mal di testa, ma se il vino è di buona qualità questo non succede.

Ancora commento bloccato. Mi sento boicottato.

Eccone un altro che fa esperimenti alla cazzo di cane e poi ne trae conclusioni generali e pretenderebbe che gli altri le accettassero come valide.

Niente da fare: reagire al cirogargiulismo ormai è istintivo nonché istintuale. Non so se biodinamicamente parlando, però pare tale almeno, spesso...

Frank, se bere del vino ti da problemi fisico-psichici, non berne più. Ci guadagna il tuo portafoglio, eviti figure barbine (tanto si capisce che la fase psicotica che lamenti, è evidente che anche con il biodinamico rimane) e non attenti alla salute del caro Guidorzi, che a furia di leggere sproloqui deve sfogarsi in qualche modo. ps. io invece mi faccio una cultura sulle patologie delle meningi

un esperimento attendibile è quello condotto "in cieco", cioè nel quale uno non sa quale vino sta bevendo, se quello industriale o quello artigianale, in modo tale da non autosuggestionarsi

Non sapevo dove postare questo link:

https://agronotizie.imagelinenetwork.com/difesa-e-diserbo/2018/10/25/al-diserbo-in-vigna-ci-pensano-le-oche/60346

Il business delle vigne del futuro sarà vendere la bottiglia assieme al petto d'oca abbinato ...

100-150 oche...beh, se non funziona come diserbo, di sicuro non avrà ladri in vigna 😁 😁

Oppure i ladri si portano via le oche. Non saprei come valutare l'idea del diserbo avicolo ... Da un lato penso all'aggravio di burocrazia (numero di stalla, registro ulteriore di carico/scarico degli animali, chiama il veterinario per ogni cosa, ...). L'articolo inoltre ricorda gli obblighi del "benessere animale": abbeveratoi, integrazione dell'alimentazione, ripari per citare i principali. Dall'altro penso agli obblighi e alle limitazioni legate ai trattamenti. In ultima analisi, quale veterinario autorizzerebbe la macellazione a uso alimentare umano di animali cresciuti all'ombra della vigna?

Sono un "biodinamico" e vorrei dire alcune cose sul vigneto e sul vino oltre alla coltivazione Biodinamica. Non sono un guru della biodinamica ma visto il livello di conoscenza riscontrato penso e spero di poter essere utile alle persone senza preconcetti. La vite, di per sé, oggi non può essere considerata una pianta "naturale" per cui non può essere biodinamica ma può ricevere dei trattamenti da coltura biodinamica. Il vino biodinamico non lo conosco e se lo spacciano sarà sicuramente un marketing "spinto"; il vino da vigneti trattati con la biodinamica esiste ed è completamente diverso, buono o cattivo, non assomiglia per niente agli altri. La coltura biologica e quella biodinamica non si assomigliano che in aspetti marginali ed accostarle è un sintomo di non conoscenza e/o di superficialità. Nel mio campo "Biodinamico" non entra un prodotto chimico, nel biologico può essere utilizzato, nel convenzionale è utilizzato. Questo già mi basterebbe per scegliere un prodotto veramente biodinamico ma ho avuto personalmente molte più ragioni per coltivare con il metodo biodinamico: i frutti del mio lavoro li ho fatti provare a chi soffre di intolleranze ed hanno avuto un effetto positivo (nel senso che non hanno provocato problemi di intolleranza); nel mio campo non ci sono le invasioni di parassiti che hanno i miei vicini. Questo non esclude che ci siano delle speculazioni, dei falsi, ecc... Ma per contro nella coltura industriale i veleni e le manipolazioni che portano alle intolleranze o peggio, ci sono sicuramente... nel vino, tranne delle eccellenze che io stesso apprezzo, il livello di manipolazione chimica è spaventoso. Io non "credo" nella biodinamica, io pratico la biodinamica e ne raccolgo i risultati. Per quanto riguarda Steiner, filosofo "Croato" ( febbraio 1861, Donji Kraljevec, Croazia), prendere delle frasi per ridicolizzarlo è facile, iniziare a leggere i suoi 400 scritti per capire i perché è infinitamente più impegnativo. Ma siamo nell'era del materialismo assoluto e della superficialità consumistica, non domandandoci più perché siamo su questa terra... un caso!!!

Per forza che il tuo vino biodinamico è diverso; tu hai la fortuna di attrarre le "le forze cosmiche" tramite la punta del tuo corno di vacca, mentre da povero pestaterra quale sono con il corno di vacca faccio un semplice fodero per accogliere la pietra smeriglio per arrotare la mia falce fienaia. Eppure ha la punta pure lui ma attrae solo tanta fatica quando uso la falce fienaia. C'è chi può e chi non può...tu puoi ed inoltre Steiner di protegge dall'alto.

QUESTO È CIÒ CHE VIENE AMMESSO IN BIODINAMICA Da quanto emerso dallo studio degli standard Demeter® per l’agricoltura biodinamica si può concludere che:

Demeter® è un marchio registrato cui versare royalties per averne licenza d’uso. Gli agrofarmaci, alias “pesticidi”, sono ammessi anche se di sintesi, pur con una certa limitazione per tipologia e dosi. Sono ammessi antibiotici e altri antiparassitari e medicinali normalmente usati in zootecnia intensiva secondo i medesimi criteri di prescrizione, somministrazione e registrazione della medesima. È ammesso l’uso di plastiche per la realizzazione di serre. Non risulta la proibizione all’uso di macchinari come trattori o mietitrebbia, basati su carburanti derivati dal petrolio. È ammessa la semina di ibridi di mais, sebbene non OGM. Il forte utilizzo di letame e di piante da sovescio diverrebbe un forte limite alla biodinamica nel momento in cui essa si proponesse come agricoltura alternativa a quella intensiva attuale, sia per motivi di produttività assoluta, sia di impatti ambientali dovuti alla moltiplicazione degli animali da allevamento. Il forte ricorso a derivati animali come sangue, ossa e visceri, pone l’agricoltura biodinamica al di fuori delle esigenze alimentari “cruelty free” di movimenti come quello vegano e vegetariano. Il concetto di azienda agricola a ciclo chiuso, auspicato dallo stesso Rudolf Steiner, è da ritenersi ormai caduto, potendo le attuali aziende biodinamiche acquistare all’esterno fattori di produzione che nelle intenzioni di Steiner dovevano essere prodotti dall’azienda stessa. La diffusa contaminazione ambientale di aria e acqua, dovuta alle molteplici attività antropiche di tipo industriale, agricolo e civile, rendono impossibile la realizzazione della dichiarata purezza dei prodotti agricoli di tipo biodinamico. Una purezza che alla luce dei fatti è da ritenersi quindi più che altro presunta.

Nel mio orto ho due meli.Che questo anno non hanno ricevuto nessun trattamento, Morale della favola Su circa 20 kg di mele forse 3 erano esenti da ospiti e lei vorrebbe raccontarmi la favoletta che i sui vicini tradizionali erano invasi da insetti mentre tutte le sue piante trattate come le mie godevano di ottima salute Ma pensa che sulla fronte abbia scritto SALE E TABACCHI perché me la beva

Adriano, se non hai un confronto con un "testimone non trattato", la tua parola non ha valore scientifico e potrebbe essere frutto di una tua autosuggestione ... (mi riferisco alla tua affermazione sulle infestazioni. Dovresti dividere la tua vigna in due parti, omogenee; su una applichi il tuo modo di gestione, sull'altra segui i bollettini della tua Regione. Facendo il monitoraggio settimanale, se è vero ciò che dici, dovresti trovare differenze significative nel numero di catture della stagione. L'esperimento va fatto per almeno 3 anni consecutivi). Come ben sai, biologico e biodinamico sono disciplinari del metodo produttivo, e non danno garanzie su quantità e qualità del prodotto. Dire che chi ha mangiato i tuoi prodotti non ha manifestato intolleranze, senza una controprova (test in cieco, cioè chi mangia non sa l'origine del prodotto), non ha molto senso in una discussione, men che meno in un blog scientifico di cucina. Anche Andretti è nato nell'attuale Croazia, a Montona, ma ha sempre detto di avere origini italiane ...

Panella Te l'avevo detto che il frutteto è una rogna. La pianta deve essere di varietà resistente, deve essere potata, concimata, in certi casi protetta da reti ecc. Io quest'anno non ho fatto potare il melo perché all'epoca c'era il lockdown e subito quest'anno per la prima volta una infestazione di carpocapsa. Panella Coltiva l'ortica, non ti deluderà. Hai fatto la corsetta stamattina? Hoppete hoppete. Forza, schioda il culo. Steiner non era un deficiente come lo si vuole rappresentare, è stato il primo a comprendere la necessità di rispettare i processi naturali in agricoltura. Poi sicuramente avrà scritto anche molte scemenze, ma non lo si ricorda per questo.

Hops quest'anno due volte. Vedi a scrivere sul cell, cosa succede!

Di che alberi vai cianciando che hai, quelli sono solo nella tua mente immaginifica, sogna, sogna, sfuggevole mentina tossica Ti ho già detto che con la tua ortica puoi avere solo sollievo per le tue emorroidi Non preoccuparti che le mie campanine sono state curate e vezzeggiate e sono ancora tutte belle verdi, ancora due settimane e saranno pronte per essere colte e quando diventeranno rosse ci faccio la mostarda mantovana, che vada a farmi la corsetta, qualche vasca e un po di bicicletta e la cosa più giusta che uno alla mia età debba fare per non diventare un debosciato par tuo,

Panella Prima scrivi che hai raccolto le mele, poi che tra due settimane le raccogli. Oh, Panella, mi raccomando, tenersi in forma. E non mangiare i gatti!

"non domandandoci più perché siamo su questa terra"

ma quanti anni hai? Abbi pazienza, ma questi sono problemi da liceali, poi si cresce e le domande fondamentali diventano altre, tipo "come faccio a pagare le bollette e il mutuo della casa?" "Come faccio a lasciarla senza farmi spellare dagli avvocati?"

La risposta a "non domandandoci più perché siamo su questa terra" è tutto sommato facile, e l'hanno già data da parecchio. Una serie di (s)fortunati eventi. (cit)

Le questioni davvero (quotidianamente) importanti sono quelle sollevate da Acidomagico, per cominciare ... E come fare (il limoncello trasparente, per qualcuno, un buon caffè con la moka, per altri, ecc.) Come portarla fuori degnamente e con il minor sbattimento possibile, per riassumere. Uno dei motivi per cui non mi interesso (più) particolarmente di filosofia ma mi applico di maggiormente alla scienza (e alla tecnica). Buona cena, tanto per tornare ai problemi veri e pressanti ...

Chi ti ha detto che gli alberi di mele, sono solo due, ci sono le prugne, albicocche, cachi, fichi, melograni, vi è anche una vigna di lambrusco Dato il poco tempo che quest'anno ho a disposizione ho solo curato particolarmente i due di campanina, che ho potato, tagliato i rami infetti bruciandoli, diradato i frutti ed a fatica trattati, sono troppo alti, su YT trovi molti suggerimenti tra cui che quei meli saranno maturi quando i semi lo sono e diventano rosse solo dopo la raccolta

Panella Rivolgiti a una ditta di giardinaggio. Altrimenti rischi di rovinare gli alberi, anzi, li rovini sicuramente.

Non sono molte le ditte di giardinaggio che hanno la serietà professionale di spiegare al cliente quali cose non si possono fare ... Tagliare la punta agli abeti, piantare alberi che diventeranno giganteschi sopra ai garages, ... Piuttosto di dare in mano il suo giardino a una ditta poco professionale, Fabio fa benissimo a provare a gestirselo da solo. Il suggerimento migliore che gli posso dare, dopo vari anni di tentativi ed errori è di fare tre passi indietro e riguardare meglio la pianta da un'altra direzione, per scegliere cosa tagliare e cosa lasciare. Molto utile in questo senso è anche tenere traccia (foto) dei cambiamenti della pianta negli anni, per vedere gli effetti delle potature.

Il "bosco verticale" di Milano, per dire, è una delle tante "architettate", inguardabile per chi ha un minimo di sensibilità per il benessere delle piante (aceri in vasche di forse un metro cubo di substrato ... Ma come si fa? Piante che in natura crescono decine di metri, sacrificate tra i terrazzi ad altezza d'uomo ... Davvero, inguardabile, per me. Dov'è legambiente & c. quando ci sono certi obbrobri?). Ovviamente parlo da agricolo, magari un architetto o un ingegnere hanno altre scale di riferimento per valutare l'opera, che mettono in secondo piano lo sviluppo futuro delle piante.

Se fa con una ditta poco professionale rovina parzialmente l'albero, se fa da solo lo rovina ugualmente. Prima di chiamare qualcuno ci si informa. Se si abita in un paese è più facile trovare suggerimenti riguardo alla ditta o alla persona che lavora meglio. E poi è un lavoro in certi casi molto tedioso, io ho potato il kiwi a pergola per qualche anno ma poi mi sono stufato di stare sempre con la testa e le braccia per aria. Un bravo potatore fa quello che fai tu un un decimo di tempo e il risultato è migliore.

Se sei pensionato, penso che il tempo non sia il fattore limitante. Non so come siano nel resto del mondo, ai "giardinieri" qui dei dintorni non farei nemmeno falciare l'erba ... Ex - muratori disoccupati, diplomti con qualifica come manutentore meccanico, anche i periti agrari (pochissimi), ma purtroppo non si sono tenuti aggiornati e, per soddisfare il cliente sempre e comunque, fanno dei disastri che non ti dico (ma che forse anche nel resto del mondo si vedono fin troppo spesso). Lo stile unico imperante di potatura degli alberi è il capitozzo, senza rispettare la pianta. Ho sistemato il noce del mio vicino, dopo un intervento standard del "giardiniere": non credeva che con i pochi tagli (strategici) che ho fatto si riuscisse in un solo intervento a dare un barlume di naturalezza alla chioma, correggendo l'obbrobrio del totem ... E io non sono giardiniere ...

Il pelosotto non ne vuole proprio sapere di cercare di apprendere, è solo un ciarliero rinunciatario, Comunque nella vita ho imparato a fare cose ben più delicate e complicate, qui al massimo rovino un albero e non rischio certo di fare danni a persone se sbaglio Ora anche se sono pensionato sto cercando di fare il muratore ed il piastrellista e ho già ridemolito un rivestimento che avevo fatto male, ma il tempo non mi manca Non ho seguito le altre piante perché il prossimo anno andranno abbattute dato che ormai hanno raggiunto altezze ingestibili e senza nessuna ricerca di qualità Per le campanine, spero lo siano come hanno affermato i miei vicini, le ho potate in autunno, col senno di poi sbagliando, e diradate in primavera, questo sempre seguendo i consigli su YT Poi volevo vedere se riesco ad accedere al 110 visto che l'abitazione sicuramente è G non dovrebbe essere difficile aumentarla di due categorie

Alberto, cosa mi hai evocato con la falce fienaia! Quella stagione in cui avevo il decespugliatore rotto e non avevo ancora la mototrincia e mi è toccato di tagliare tutto a falce...

Corrado, sui "giardinieri" che si vedono in giro hai ragione da vendere! Vedere alberi capitozzati s cazzo e in qualunque stagione fa male al cuore.

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